La bomba biologica alla ricina era pronta: «Sventato il più grande attentato d'Europa»

Arrestato un tunisino, in casa il veleno 6mila volte più potente del cianuro

La bomba biologica alla ricina era pronta: «Sventato il più grande attentato d'Europa»

Berlino «Avrebbe potuto essere il più grande attacco terroristico in Europa». Le parole del ministro degli Interni del Nordreno-Westfalia, Herbert Reul, fanno impressione. L'esponente cristiano-democratico è stato ripreso dalla Kölnische Rundschau mentre riferiva ai colleghi di partito della Cdu sui fatti del 12 giugno, quando la polizia di Colonia faceva irruzione in una serie di appartamenti rinvenendo in uno di questi oltre tremila semi di ricino. Una pianta da cui si può ricavare un innocuo olio per lucidare i capelli ma anche una potente citotossina, la ricina. Pochi milligrammi della sostanza bastano a uccidere un uomo.

In una scena già rivista in Germania, decine di poliziotti in assetto anti-terrore e altrettanti protetti da scafandri integrali contro gli attacchi chimici o biologici, hanno circondato alcune palazzine della periferia di Colonia, traendo poi in arresto un uomo, portato fuori in manette e con il capo coperto da un sacchetto di carta per proteggerne l'identità. Per la polizia federale (BKA) non ci sono dubbi: la persona fermata a Colonia stava organizzando un attentato. Niente esplosivi, coltelli o camion lanciati sui passanti: la morte sarebbe dovuta arrivare dall'aria: l'inalazione della ricina è fatale. L'uomo accusato di preparare la «bio-bomba» è un tunisino di 29 anni, indicato dagli investigatori come Seif Allah H. Alla stampa la BKA ha svelato che l'arrestato aveva già prodotto la bellezza di 84,3 milligrammi di ricina tossica e che il fermo è stato reso possibile dalla «soffiata» di servizi di intelligence stranieri. Il presidente del BKA, Holger Münch, non ha però saputo indicare l'obiettivo che il sospettato aveva preso di mira. Anche la partecipazione di complici o l'esistenza di una rete di contatti è ancora oggetto di indagine. Meno misteriosa è invece la modalità con cui il 29enne ha preparato il micidiale estratto alla ricina. «Su Internet sono reperibili le istruzioni su come farlo; queste informazioni sono spesso condivise da organizzazioni dell'islam radicale attive in rete. Ovviamente, questa persona si è orientata di conseguenza», ha aggiunto Münch. Secondo i media tedeschi, Seif Allah H. aveva dapprima ordinato i semi di ricino online. Poi, con un acquisto separato, aveva comprato un macinino da caffè: l'occorrente cioè per produrre la tossina seimila volte più potente del cianuro e messa al bando dalla Convenzione internazionale del 1993 sulle armi chimiche. I toni allarmati del ministro Reul sono giustificabili. Secondo l'Istituto Robert Koch per la prevenzione delle malattie infettive e non infettive, l'esposizione orale, dermatologica o per inalazione alla ricina che non ha né odore né un sapore distinguibili provoca febbre alta e crollo della pressione, seguite da vomito, blocco renale e morte. Peggio ancora, non esistono antidoti.

Protagonista incontrastata delle fiction sul terrorismo, la ricina è stata utilizzata anche nel 1978 a Londra per uccidere il dissidente bulgaro Georgi Ivanov Markov, fuoriuscito dal suo paese dieci anni prima. L'uomo fu «punto» da un emissario armato di un ombrello la cui punta era stata caricata con la citotossina.

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