Il bonus nascita da 800 euro anche alle mamme straniere

Esteso alle immigrate il premio voluto da Renzi: Inps battuto in tribunale, pronta una valanga di ricorsi

Il bonus nascita da 800 euro anche alle mamme straniere

Un conto è blaterare di ius soli, tutt'altro è aprire il portafogli per garantire diritti concreti. Ancora una volta i governi del Pd si dimostrano campioni di accoglienza a chiacchiere. La prova che per Renzi & Co l'immigrazione è soprattutto questione di propaganda arriva da un'ordinanza del tribunale di Bergamo che può aprire nuove falle nelle casse dell'Inps. Ventiquattro mamme immigrate di varie nazionalità, dall'Egitto al Burkina Faso, residenti in Italia con permesso di soggiorno «breve», cioè massimo due anni, si sono viste riconoscere dal giudice il diritto a ricevere gli 800 euro del cosiddetto «premio di nascita» o «premio mamma domani», un'altra delle mancette tanto amate da Renzi, che distribuiscono soldi pubblici senza creare certezza dei diritti né incidere realmente sui problemi (ma tanto utili per raggranellare consensi). Si tratta di un bonus una tantum che poteva essere richiesto, chissà perché, solo dalle mamme che avessero raggiunto il settimo mese di gravidanza, o partorito, tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2017. Provvedimenti ultramirati presi da un governo affamato di annunci ma povero di risorse. Misure che, pur di rientrare nel budget sempre più risicato, vengono regolamentate in modo talmente assurdo da essere facilmente smontabili in tribunale. Ed è proprio quel che è successo per la prima volta a Bergamo al «premio di nascita», nella causa intentata dalla Cgil con l'assistenza dei legali dell'Asgi, un'associazione di esperti di diritto dell'immigrazione. «Il giudice - spiega l'avvocato Alberto Guariso - ha ritenuto che la limitazione imposta dall'Inps fosse in contrasto sia con la stessa legge istitutiva del premio, sia con la direttiva europea 2011 del 1998 che impone di garantire agli immigrati regolari gli stessi diritti dei lavoratori nazionali».

L'Inps però non ci sta a fare la parte del cattivo. Dall'istituto si fa notare che le proprie circolari vengono sempre validate dal ministero del Tesoro. Quella che fissava il requisito del permesso di soggiorno di lungo periodo, inoltre, riporta con chiarezza la dicitura «come da indicazioni ministeriali».

Difficile dire quante immigrate potrebbero ora chiedere di avere quegli 800 euro. Nel 2016 in Italia sono nati 70mila bimbi con entrambi i genitori stranieri, ma per i comunitari il diritto ai bonus non era in discussione. Sta di fatto che la sola Cgil di Bergamo ha raccolto già 150 ricorsi e altri potrebbero arrivare da tutta Italia. Proprio come è successo per il bonus bebè, misura economicamente più consistente (da 8 a 160 euro al mese per tre anni) sulla cui proroga la maggioranza si è accapigliata. «Il governo -dice il legale- farebbe bene ad adeguare la norma, invece di attendere i ricorsi, invece continua ad applicare lo stesso criterio».

E lo stesso film dei ricorsi a catena potrebbe ora ripetersi per il Rei, il reddito di inclusione, destinato alle famiglie con redditi molto bassi (e ancora una volta regolamentato in modo bizantino per limitare la platea di chi può riceverlo in base ai pochi soldi messi a disposizione). Anche in questo caso è stato imposto il requisito del permesso di soggiorno lungo.

In più, stavolta, essendo un limite di reddito e poche risorse a disposizione, l'inclusione per via giudiziaria degli immigrati potrebbe togliere risorse a italiani di poco più abbienti. L'ipocrisia è svelata. Con il paradosso che Renzi critica chi dice «prima gli italiani» ma poi nella pratica esclude gli stranieri regolari. In modo goffo.

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