Boschi, esame alla Camera. Ma il voto di sfiducia è un boomerang per il M5S

I numeri dalla parte del governo. E la base critica i grillini, scesi a patti con il premier. Salvabanche, giallo sulla presenza del ministro al Cdm

Boschi, esame alla Camera. Ma il voto di sfiducia è un boomerang per il M5S

Qualcuno cercherà di vendere la solita patacca, di vagheggiare l'arrivo del «giorno della verità». Tanto per poi strombazzare che «il tempo e la verità sono dalla nostra parte» (detto per inciso: solo i nazisti e l'Isis sono arrivati a schierare così brutalmente Dio, dunque la Verità, da una delle parti in campo: Gott mit Uns. Segno dei tempi anche questo). Invece no, è la mattina dell'ennesimo gioco delle parti ai danni del Paese, dell'ennesima truffa. Modo surrettizio per salvare capre e cavoli, scaricando su un'esponente del governo una responsabilità ben più grande, che risiede nel capo della compagine, il Non Eletto per eccellenza. Arriva così il giorno in cui una Camera maggiorata artificiosamente dalla legge elettorale voterà contro la sfiducia individuale a uno dei ministri portanti: Maria Etruria Boschi, come viene chiamata urbi et orbi. Non è un gran giorno, dunque. Sia perché, come spiegava Berlusconi l'altra sera, «Forza Italia non ha mai sostenuto una mozione di sfiducia personale», sia perché in questo modo - ancora una volta - il governo la sfanga, Matteo Renzi spende la moneta spicciola del doppio forno così da apparire rafforzato, e i Cinquestelle si acconciano per il triste risultato di un po' di cagnara pre-natalizia. Risultato povero che ha persino l'effetto boomerang, sullo sfiduciato popolo del web che anima le fortune grilline. Scoppia, infatti, la rivolta contro i nuovi «inciucioni», accusati dai militanti di essersi messi d'accordo con Renzi su un contro-Nazareno che non lascia sperare nulla di buono. All'indice Grillo, Di Maio, Di Battista, Toninelli. Delusione, amarezza, schifo: la base via web è infuriata per un'intesa che ha sì fatto incassare i tre giudici della Consulta tagliando fuori Forza Italia, ma che come contropartita ha portato ad accettare le condizioni del premier. Prima fra tutte: che l'inutile mozione individuale di sfiducia presentata alla Camera, dove i numeri sono larghissimi per la maggioranza, potesse essere votata tambur battente (la richiesta di calendarizzare uguale sfiducia in Senato è stata bocciata ieri dalla capigruppo). Così il segretario del Pd riesce ad allentare l'accerchiamento sui clamorosi intrecci massonico-bancari-giudiziari che (altro che gufi) ne mettono per davvero a repentaglio la permanenza a Palazzo Chigi. Almeno fino a gennaio, quando dovrebbe esser votata la mozione di Forza Italia, Fdi e Lega contro l'intero governo, dopo che i grillini l'hanno fatta posticipare rispetto a quella individuale (altro «aiutino» a Renzi, sospetta la Meloni). Ma se il premier intanto se la gode, non va affatto bene madama la marchesa. Considerando che sembra confermata la presenza della ministro Boschi al Cdm del 10 settembre scorso, quello che recepì lo scudo per le banche (Banca Etruria del papà compresa) e preparò lo schema di decreto per le riunioni successive. Un verbale secretato da Palazzo Chigi, ma dal quale in effetti non sarebbe neppure giusto valutare la sussistenza o meno del conflitto di interessi della Boschi in quanto è ormai chiaro quale sia il coagulo di interessi tra le famiglie Renzi-Boschi-Lotti.

Tale da poter considerare in pesante conflitto l'intero governo mai votato dal Paese. Per questo sarebbe stato giusto e conveniente andare dritti sul bersaglio grosso, il cinghialino di Rignano. Senza concedergli l'ennesima, stucchevole parata mediatica.

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