La processione e il boss. Il Padrino che vuole portare la statua della Madonna per le vie del suo paese. Scene già viste chissà quante volte in un Sud cinematografico e asservito che pare sempre uguale a se stesso. E ai suoi riti in cui il potere del cielo deve baciare le mani a quello terreno.
Ma questa volta le cose vanno in un altro modo: la devozione non può andare a braccetto con il rispetto, la gente è stufa e non sopporta più le piccole, grandi umiliazioni, il canone della sopraffazione viene spazzato via. E il mammasantissima, scornato, deve battere in ritirata.
È una festa nella festa quella che si celebra a Zungri, minuscolo borgo della Calabria: è la ricorrenza della Madonna della Neve. E per l'occasione l'effigie di Maria viene scortata per le strade del villaggio.
In questo contesto, con gli emigranti che tornano e le case semiabbandonate di nuovo piene, entrare nel club ristretto dei portatori è considerato un grande privilegio.
C'è un comitato promotore che sorveglia e guida la manifestazione, un segno dell'identità popolare, ma anche un richiamo irresistibile per turisti e curiosi.
E però, in ossequio alla malapianta secolare della criminalità che non si riesce mai a recidere, c'è anche chi vuole afferrare quel momento per mostrare in pubblico il proprio potere. Trasportare Maria per marcare il territorio
Un modo di essere dei mafiosi per far capire che anche la religione è Cosa loro. E che pure la strada verso il cielo è sbarrata senza il loro consenso.
Giuseppe Accorinti, 59 anni, un nome importante e ritenuto vicino alla ndrangheta, scalpita e s'inalbera: non accetta i criteri della scelta e cosi, all'ultimo minuto, pretende un posto sotto Maria.
Il Meridione si ripete, ma il Sud è cambiato: scoppia un parapiglia, gli organizzatori non arretrano e non abbassano la testa. La piovra è sempre presente, con la sua forza intimidatrice, ma le catene sono state spezzate. Papa Wojtyla scomunicò i mafiosi pronunciando ad Agrigento una durissima invettiva e col tempo la Chiesa, anche le Chiese locali, ha preso coscienza, ha puntato il dito contro l'illegalità, ha scagliato parole pesanti come macigni contro i criminali. E però i boss non demordono, galleggiano su vecchie consuetudini, ripropongono spartiti di violenza e umiliazione. Inaccettabili nell'Italia di oggi.
Ecco, per esempio, la statua del Santo patrono pronta a bloccarsi sotto il balcone di qualche capobastone in cerca di rivincita contro la legge e la legalità. A Oppido Mamertina, nel 2014, la Madonna delle Grazie dovette frenare davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti e allora il vescovo rispose com una sorta di super squalifica: tre anni di blocco delle cerimonie nella Piana di Gioia Tauro.
A Zungri, provincia di Vibo Valentia, terra martoriata dalle cosche, il ricatto non passa. I fedeli resistono e i carabinieri, all'inizio spettatori, intervengono. La processione viene interrotta e Maria, misericordiosa, si ferma anche lei. Paziente. Sono momenti brutti, difficili.
Poi la Madonna della neve fa il
miracolo: il boss viene cacciato, il prepotente viene sconfitto, Accorinti se ne deve andare. La processione può riprendere. Tutto è come prima, qualcosa è cambiato. Lassù il cielo è più limpido, quaggiù la terra è più lieve.
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