Bruxelles spinge sul Sì. C'è l'aiutino dall'Europa sulla flessibilità dei conti

Moscovici apre all'ipotesi di sforare il 4% sul rapporto deficit/Pil "per sisma e terrorismo"

Bruxelles spinge sul Sì. C'è l'aiutino dall'Europa sulla flessibilità dei conti

Di aperture di credito all'Italia da parte della Commissione europea ultimamente se ne vedevano poche. In anticipo rispetto ai tempi prefissati, pochissime. Giustificate apertamente dalla «minaccia populista» che incombe sul Belpaese, nessuna. Per questo ieri l'uscita del commissario europeo agli Affari economici Pierre Moscovici ha avuto la risonanza dei grandi annunci ed è stata subito interpretata come un assist esplicito a Matteo Renzi, alle prese con un referendum che potrebbe anche amplificare le difficoltà delle istituzioni Ue.

La Commissione europea, ha spiegato il politico francese, apre alla flessibilità e si dice «pronta a considerare le spese per la crisi di rifugiati o un terremoto o un Paese che soffre attacchi terroristici». Riferimento al Belgio e all'Italia.

Comprensibile quello alla crisi dei migranti e alla sicurezza, visto che Moscovici stava parlando all'Atlantic Council a Washington. Meno scontato quello al terremoto, che porta diritto all'Italia e alla richiesta di avere, nel complesso, margini di spesa aggiuntivi del 4% del Pil.

Esclusa molto preso la possibilità di ottenere la flessibilità regolare, prevista dai patti, quella per investimenti e riforme, il governo ha richiesto quella legata a due emergenze che sotto gli occhi di tutti. A Bruxelles non tutti sono d'accordo a concedercela e negli ultimi giorni l'ipotesi più credibile era quella di riconoscerci solo cinque miliardi per il terremoto. Ma l'uscita di Moscovici, prima dell'esame della Legge di Bilancio e mentre sono ancora forti i dubbi di Bruxelles sui conti della nuova versione del Def, chiude i giochi.

L'esecutivo Ue ha deciso di accontentare l'Italia, con un tempismo più che sospetto, visto che la legge di Bilancio sarà l'ultimo atto importante prima del referendum confermativo sulla riforma Costituzionale del ministro Boschi.

Sempre ieri, Moscovici ha detto che in Italia «c'è una minaccia populista» e che proprio per questo «sosteniamo gli sforzi del presidente del Consiglio Matteo Renzi affinché sia un partner forte».

Manca un «votate Sì», ma il messaggio è chiaro, così come il sostegno a Renzi: «Siamo fiduciosi che l'Italia, come sempre, risolverà i suoi problemi».

Concessione arrivata, con tutte le prudenze del caso. «Queste flessibilità sono precise, limitate e chiaramente spiegate», ha precisato Moscovici. «Un Paese deve rispettare i criteri e ridurre il debito, è il principale problema di Italia e Belgio».

Tutto fa pensare che, una volta archiviato il referendum, sui voti dell'Europa all'Italia torneranno a pesare i veti dei tedeschi, la cui campagna elettorale durerà ancora a lungo, e sarà fatta in parte anche a spese del Belpaese.

Il governo per il momento è alle prese con le ulteriori limature alla nota di aggiornamento del Def, a causa della bocciatura di fatto del documento da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio guidato da Giuseppe Pisauro. Lavori avanzati anche sulla legge di Bilancio che dovrà essere presentata entro il 15 ottobre.

Il premier Renzi sta pensando a un colpo di teatro, una misura da inserire nella legge per dare un po' di colore

ad una «finanziaria» che rischia di passare alla storia come quella delle misure insufficienti per la crescita. Una misura stile 80 euro, da presentare last minute, tenendo all'oscuro tutti, persino i ministri competenti.

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