Cresceremo un po' più del previsto quest'anno. Ma dal prossimo anche l'economia italiana rallenterà. Anche perché, se non cambierà niente, è in programma un aumento dell'Iva. Il consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza. In ritardo rispetto alla scadenza del 10 aprile, in tempo per la proroga fino a fine mese concessa dalla Ue.
Il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan hanno aspettato fino a quando non è diventato evidente che il nuovo esecutivo non arriverà in tempi brevi e hanno approvato il Def in versione leggera, con le stime sui conti pubblici e l'economia a legislazione vigente.
Quest'anno il Prodotto interno lordo aumenterà dell'1,5%. Padoan ha sottolineato come la cifra inserita nel documento sia «prudenziale». L'economia rallenterà già dal prossimo anno. Nel 2019 si prevede un più 1,4%. Previsione comunque più ottimistica di quella di altri osservatori, come il Fondo monetario internazionale che ha messo nero su bianco un 1,1%.
Colpa dei «rischi geopolitici» e degli aumenti dell'Iva che scatteranno dal 2019, se il prossimo governo non deciderà diversamente. «Le clausole di salvaguardia sono ora tenute dentro - ha spiegato Padoan - l'aspettativa è che ci siano misure dal nuovo Governo per rimuoverle».
Ma quello che conta a Bruxelles sono le cifre inserite nelle tabelle, non le valutazioni politiche. E nel documento si misura in modo preciso l'aumento delle imposte. In due anni le entrate da imposte indirette aumenteranno dello 0,8 per cento del Pil. Quindi circa 13 miliardi di euro da qui al 2020.
Per l'anno in corso il rapporto deficit Pil è fissato al 1,6% e per il «2020-2021», c'è «un sostanziale pareggio di bilancio». Il debito pubblico, nel nuovo quadro tendenziale delineato nel Def scende a fine 2018 al 130,8% dal 131,8% del 2017.
Nel Def di Padoan, la spesa per interessi è in calo. Si stabilizzerà al 3,5% del Pil a partire da quest'anno e fino al 2020. In sostanza il governo italiano non crede che le scelte future della Bce avranno un effetto sui tassi di interesse.
Tra le curiosità, la spesa per gli immigrati che è destinata a rimanere stabile o ad aumentare, nonostante gli sbarchi siano in diminuzione. Nel 2018 la spesa da sostenere «è compresa tra 4,6 e 5 miliardi che, anche al netto dei contributi dell'Ue, determina un incremento tra lo 0,02 e lo 0,04 per cento del Pil rispetto alla spesa del 2017».
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