La Camusso sbugiardata: anche la Cgil usa i voucher

Il sindacato rosso paga i suoi collaboratori coi buoni che vuole abolire: "Non ci piacciono, ma non c'è alternativa"

Susanna Camusso presenta la manifestazione in programma il 25 ottobre
Susanna Camusso presenta la manifestazione in programma il 25 ottobre

Raccogliere firme per un referendum contro i voucher, e poi pagare i collaboratori con gli stessi voucher? Sì, la Cgil può. Però, il sindacato più rosso d'Italia ha un alibi: «Lo facciamo perché non abbiamo alternative, anche se continuano a non piacerci» confessa Bruno Pizzica, segretario regionale dello Spi-Cgil (ramo pensionati) in Emilia Romagna. Non solo quindi la Cgil licenzia i suoi dipendenti mentre combatte contro i licenziamenti nelle aziende private, ma «sfrutta» anche i lavoratori precari pagandoli a cottimo, con gli odiati voucher che vorrebbe abolire. La leader Cgil, Susanna Camusso, li paragona nientemeno che ai pizzini della mafia: «I voucher sono ormai diventati i pizzini che retribuiscono qualsiasi attività - ha detto l'altro giorno la segretaria nazionale della Cgil. Così facendo si inquina il buon lavoro e si condannano milioni di giovani e lavoratori a un futuro assai povero. Vanno aboliti». Dopo averli usati per retribuire i precari della Cgil, però. Succede peraltro a Bologna, cuore del sindacalismo barricadiero di sinistra, dove nel 2002 è stato assassinato dalla nuove Br il giuslavorista Marco Biagi, il primo ad introdurre i voucher nella sua riforma del lavoro. «Abbiamo l'indicazione dai livelli nazionali di non usare i voucher, i volontari che lavorano per noi poche ore al giorno» racconta il sindacalista Cgil al Corriere di Bologna, aggiungendo l'auspicio che la faccenda rimanga confinata dentro la circonvallazione bolognese, perché «è meglio che questa notizia esca adesso, perché se uscisse durante l'eventuale campagna referendaria per l'abolizione del Jobs act faremmo molta fatica a spiegarla alla nostra gente...».

Difficile far passare, ad esempio, la giustificazione che adduce il segretario dello Spi-Cgil di Bologna, Valentino Minarelli: «Noi usiamo i voucher per i nostri volontari che fanno lavori occasionali, stiamo parlando di una cinquantina di persone. Parliamo di persone che guadagneranno 150 euro al mese, che lavorano solo qualche ora per noi. Siamo praticamente costretti a utilizzare i voucher», perché l'alternativa ai voicher per retribuire le prestazioni occasionali sarebbe il nero, o un'impossibile assunzione. Cioè le stesse identiche ragioni per cui ricorrono ai voucher le aziende, a cui però proprio la Cgil vorrebbe togliere lo strumento del pagamento occasionale. Lo Spi-Cgil fa tutto all'insaputa della Camusso? Non sembra proprio. «Ne abbiamo parlato anche con la Cgil nazionale, noi siamo e restiamo contrari all'uso dei voucher» risponde il segretario dello Spi Cgil nazionale, Attilio Arseni. Ma appunto, non hanno alternative: «Ricorriamo all'uso dei voucher per pagare il servizio ad alcuni pensionati che uno o due volte la settimana, ci aiutano in prestazioni quasi di carattere volontario: si tratta di pagamenti all'incirca di 100 euro al mese. Che dovremmo fare? Pagarli in nero? Non esiste proprio. Purtroppo i voucher sono gli unici strumenti a disposizione». Ma la Cgil è in buona compagnia nel predicare in un modo e razzolare in quello opposto.

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, si è schierato per l'abrogazione dei voucher perché il Jobs Act «riduce i diritti dei lavoratori», eppure il Comune di Napoli ha appena emesso un bando «per la selezione di lavoratori disoccupati disposti ad effettuare presso il Comune di Napoli prestazione di lavori di tipo accessorio retribuiti mediante voucher». E pure a Torino, dove la sindaca Chiara Appendino del M5s, che definisce i voucher «sfruttamento, precariato spinto e zero tutele», offre lavoro tramite appunto i voucher. Tutti buoni, coi buoni lavoro degli altri.

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