Can che abbaia non morde La recita di Alfano e anti Renzi

Sulla giustizia l'ultimo balletto del Ncd: la linea dura resiste poche ore. Poi si piega pure sulle banche. Angelino cala nei sondaggi e invoca accelerazioni su privacy e telefonate

Can che abbaia non morde La recita di Alfano e anti Renzi

Ultimatum, penultimatum e infine brusche frenate e compromessi. Ncd mette in scena in Parlamento il consueto copione. E dimostra debolezza per l'ennesima volta di fronte al pressing renziano. L'episodio questa volta riguarda il disegno di legge che allunga i tempi della prescrizione per i reati di corruzione. Ncd dopo aver sbandierato con forza la propria opposizione a un testo che di fatto sposta l'inefficienza dello Stato sulle spalle dei cittadini, non ce la fa a tenere il punto e alla Camera all'ultimo momento decide di non votare contro, ma di astenersi. Il via libera al testo arriva con 274 sì (Pd, Alternativa Libera, Fdi e Scelta Civica), 121 astenuti (Ncd e M5S) e 26 contrari (Fi e Lega).

Le critiche dell'Ncd si appuntavano sul fatto che l'aumento della prescrizione avrebbe disincentivato i giudici ad accelerare i tempi dei processi, tempi molto più alti della media europea. «Ci sono valutazioni che possono essere prese in considerazione», dice il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ma «sull'impostazione della prescrizione non si può tornare indietro». La posizione espressa dal capogruppo di Ncd in commissione Giustizia, Alessandro Pagano, era stata quantomai chiara: «I corrotti vanno puniti. Ma la corruzione non si combatte aumentando la prescrizione. Che se ne fa un innocente dell'assoluzione dopo 22 anni?». E anche dentro il Pd circolava qualche dubbio, come messo nero su bianco da Roberto Giachetti. «Non sono per nulla convinto della bontà e utilità di questa legge. La voterò solo per rispetto della decisione della maggioranza Pd». Ora dentro Ncd c'è chi fa balenare la possibilità di colpire il ddl al Senato dove i numeri sono in bilico. E lo stesso Alfano annuncia che il partito «darà battaglia» a Palazzo Madama. Aprendo un altro fronte: quello delle intercettazioni. Ncd «chiede che il provvedimento sulle intercettazioni in Commissione alla Camera arrivi in pole position. Su questo bisogna che si corra». In pochi, però, credono che verrà portata davvero un'offensiva decisa.

Come se non bastasse un altro schiaffo viene incassato dagli alfaniani con il decreto legge sulle banche Popolari, con Maria Elena Boschi che impone in aula il voto di fiducia con appena 155 «sì», Ncd compresa. La misura principale di tutto l'impianto è l'articolo 1, che impone alle 10 maggiori banche popolari italiane (che fatturano oltre 8 mld all'anno ciascuna) la trasformazione in spa. Una misura fortemente osteggiata da Ncd.

I nodi, dunque, vengono al pettine e la subalternità al Pd sembra diventata una prassi a conferma quotidiana. Una tendenza a sparare a salve che sembra in qualche modo unire il destino di Ncd a quello della minoranza Pd, come fa notare Pippo Civati. «Nel Pd c'è chi definisce Renzi un arrogante, persino un autoritario. Ma allora perché in Aula votano sempre a favore? Quando abbiamo approvato le riforme costituzionali ero da solo». Torna anche a prendere la parola, Pier Luigi Bersani, accusato di essere un campione nella specialità del «penultimatum». «Italicum? Bisogna correggere e discutere. Diranno che è un “penultimatum”, ma così quella legge elettorale non è votabile per una questione democratica».

La «strategia della stampella» messa in campo da Ncd nei confronti del Pd non passa inosservata agli occhi dell'elettorato. Come testimonia un sondaggio dell'Istituto Piepoli, Area Popolare, Ncd più Udc, scivola al 3%, superata da Fratelli d'Italia (3,5%).

Bisognerà, comunque, vedere come si concludere il pressing per ottenere una poltrona di serie A che possa in qualche modo lenire il dolore delle dimissioni di Maurizio Lupi e l'addio alle Infrastrutture. Una partita su cui Alfano ostenta sicurezze. «Sono convinto che non sia interesse di Renzi né del governo, ridimensionare una forza politica come la nostra. Noi siamo alleati seri».

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