Il principe triste è morto. Carlos Patrick Godehard, 39 anni, principe di Hohenzollern, è volato venerdì pomeriggio dal ventunesimo piano di un albergo di Francoforte sul Meno, l'Intercontinental, un tozzo falansterio modernista in stile anni Settanta nella city della capitale finanziaria della Germania. Gli inquirenti escludono un incidente e questo vuol dire solo due cose: o qualcuno lo ha spinto o Carlos, più probabilmente, si è buttato giù. Non aveva nemmeno una stanza, in quell'albergo a cinque stelle, lui abitava altrove, in una cella. Secondo gli inquirenti sarebbe entrato, ben sapendo che nei grandi hotel nessuno fa caso al via vai di persone, avrebbe premuto l'ultimo pulsante dell'ascensore e poi sarebbe uscito all'aperto, avrebbe scavalcato la recinzione e senza testimoni si sarebbe buttato. «È morto sul colpo», riferiscono gli inquirenti con teutonico sprezzo dell'ironia.
Nessuno ancora sa con precisione che le cose siano andate così ma lo fa pensare il fatto che Carlos era un uomo triste. Nelle foto ha sempre quell'espressione un po' così di chi è abituato a grattare i recessi più scomodi dell'anima. La zazzera bionda spettinata, uno smoking portato con impeccabile noncuranza, il sorriso di scorta un po' stazzonato, lo sguardo perso nel nulla, abbracciato all'allora fidanzata Salima Khatibi, lei invece raggiante. Quelle foto risalgono al 2007, quando Carlos non aveva nemmeno trent'anni ed era uno dei tanti rampolli senza né arte né parte sparpagliati per tutta Europa. Poi qualcosa sarebbe andata storta e Carlos sarebbe diventato il principe delle truffe. Nel 2014 il figlio del defunto collezionista d'arte Godehard-Friederich fu condannato a quattro anni di reclusione da scontare nella prigione di Euskirchen, nel Nord Reno-Westfalia, a causa di una storiaccia di fondi comuni di investimento da lui smerciati e che erano solo carta straccia. Una frode da quasi nove milioni di euro che lo portò, come in una favola nera, dietro le sbarre. Eppure per Carlos la luce fuori dal tunnel era vicina: a luglio, scontati due terzi della pena, probabilmente sarebbe stato scarcerato, dice il direttore della Justizvollzugsanstalt, l'istituto carcerario del Nord Reno-Westfalia, Renate Gaddum. Carlos era un detenuto modello e già godeva di alcune libertà: aveva chiesto tre giorni di permesso da venerdì a domenica e l'amministrazione carceraria aveva dato il via libera. «Non era stato mai sottoposto a trattamenti psicoterapeutici», spiega asciutta frau Gaddum.
La triste vicenda di Carlos ravvia la tradizione di nobili finiti tragicamente.
La storia ne è piena, la cronaca degli ultimi quarant'anni richiama i nomi di Grace di Monaco, star hollywoodiana e poi moglie di Ranieri III di Monaco, morta in un incidente stradale nel principato il 14 settembre 1982; quello di Diana Spencer, la mitica lady D già moglie di Carlo d'Inghilterra, morta a Parigi, in un incidente stradale dalla dinamica mai del tutto chiara sotto il Pont de l'Alma, il 31 agosto 1997. E più di recente il principe Filippo Corsini, nobile fiorentino andato a Londra a fare il cameriere, travolto da un camion impazzito. Era il 31 ottobre 2016.
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