Il grande ritorno. Silvio Berlusconi sale sul palco di Fiuggi e dichiara ufficialmente conclusa la sua «estate monacale», presentandosi in grande spolvero davanti a una platea caldissima e disegnando ancora una volta il «suo» centrodestra.
La standing ovation al suo ingresso è un abbraccio sonoro degno delle grandi occasioni. Parte il coro: «un presidente, c'è solo un presidente». Lui sorride, ma replica pronto, omaggiando il padrone di casa: «E questo presidente è Antonio Tajani!». Era stato lo stesso presidente del Parlamento europeo, nel suo intervento, a dire che «non abbiamo bisogno di primarie, il leader noi ce l'abbiamo e questo leader si chiama Silvio Berlusconi. E noi faremo di tutto, ma siamo convinti che anche questa volta la nostra scommessa è quella giusta, perché sia ancora primo ministro di questo Paese».
Il Cavaliere si sofferma sul programma, sulle grandi emergenze internazionali, si muove su un terreno da statista piuttosto che da candidato premier. Improvviso, però, arriva l'affondo, dettato però senza usare toni affilati e senza tirare in ballo direttamente gli alleati in qualche accenno polemico diretto.
«Forza Italia ha portato dentro il governo forze che erano sempre rimaste escluse» (il pensiero di tutti va verso la Lega, ma anche verso il Movimento Sociale, poi trasformatosi in Alleanza Nazionale) e ha «sempre avuto il leader che dettava il programma e lo realizzava». Quindi grande rispetto per la Lega, ma «il centrodestra l'abbiamo fatto noi».
Il messaggio lanciato all'indirizzo di Matteo Salvini è chiaro: io sono in campo e ci sarò a prescindere dalla sentenza di Strasburgo. «Io attendo dall'Europa di riavere completamente il mio onore per potermi presentare agli italiani facendo loro conoscere il nostro programma, ma un programma presentato da un uomo integro che verso lo Stato è sempre stato un contribuente onesto e leale». Poi la promessa: «Non so se la Corte di Strasburgo arriverà in tempo con una sentenza. Ma Corte o non Corte vi assicuro che farò la campagna elettorale con la passione che conoscete».
Berlusconi «sente» la vittoria a portata di mano e si sofferma a motivare le sue truppe. «Ci troviamo di fronte a un anno importante, si deciderà il destino del Paese con le elezioni regionali e quelle nazionali» dice Berlusconi nel suo intervento, parlando di una «democrazia condizionata da cinque colpi di Stato negli ultimi venti anni, quando un governo eletto è stato sostituito con governi che nessuno ha mai eletto. Questi colpi di Stato li abbiamo subiti, con l'assurdo allontanamento del suo leader dal Parlamento». C'è piena fiducia in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: «I sondaggi in Sicilia ci danno saldamente in testa e lo stesso dicono i sondaggi nazionali. Siamo molto fieri di essere rappresentanti in Italia della grande famiglia popolare europea. I suoi valori sono i nostri valori. Mi ci ritrovo sino alle virgole. Solo chi è nel Ppe vincerà le prossime elezioni in Ue. La sinistra è in crisi ovunque e i populisti, termine che non amo perché io rispetto il popolo e per questo li chiamo ribellisti, non hanno vinto mai», dice citando il Front National in Francia o Podemos in Spagna.
Berlusconi non nomina mai il Pd, Matteo Renzi o Paolo Gentiloni che evidentemente non ritiene in corsa per una possibile vittoria alle Politiche. Punta il dito, invece contro il Movimento 5 Stelle e il suo probabile candidato premier. «Il partito ribellista del M5s ha indicato come leader un signore che io considero una bella meteorina della politica che porta agli italiani come bagaglio la nullità assoluta di quello che ha fatto nel tempo.
Una grandissima percentuale, quasi tutti i grillini, non hanno fatto mai nulla nella vita, gli italiani se ne stanno accorgendo. Non si fa campagna elettorale con l'età. Per governare un Paese non si può improvvisare, ci vuole una grande esperienza: 40 anni di esperienza in più rispetto al loro candidato vanno fatti valere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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