Berlusconi affossa Renzi, lavora per tenere unita la coalizione ma cita Zaia e Salvini s'infuria. In un'intervista di prima mattina il Cavaliere ribadisce di essere ancora in campo. Poi, però, gli domandano chi sarebbe il leader qualora si dovesse votare prima della sentenza di Strasburgo che potrebbe riabilitarlo e se si votasse con un una legge che prevede il premio alla lista e non alla coalizione. L'ex premier non si scompone e, bocciando ancora primarie perché «se non sono regolate per legge sarebbero una farsa», spiega: «Se non potrò tornare in campo il centrodestra dovrà trovare una leadership al proprio interno. La classe dirigente c'è ed è molto valida sia tra gli azzurri sia tra i leghisti. Il governatore del Veneto, il leghista Luza Zaia, per esempio, si sta comportando molto bene. Dico Zaia ma potrebbe anche essere qualcun altro in grado di emergere ma soprattutto convincere tutti i moderati. Il centrodestra dev'essere moderato e allargato il più possibile». Una strategia che tiene necessariamente conto dei sondaggi che danno la coalizione vincente. Anche gli ultimi sondaggi Emg per La7 dicono che la partita sarebbe apertissima. Causa scissione, il Pd perde terreno e si ferma al 28%. Cala pure Grillo (28,4). Crescono Lega (13,3%), Fratelli d'Italia (4,9%) e Forza Italia (12,2%). La somma dà 30,4%. Prima forza relativa seppur lontana dal 40%, possibile soglia per il premio di maggioranza. Tuttavia Berlusconi è convinto che, con lui candidabile, in campagna elettorale gli azzurri potrebbero volare e guadagnare fino a 10% in più. Ma senza legge elettorale è ancora presto per fare previsioni attendibili.
L'apertura a Zaia, tuttavia, provoca delle scosse telluriche in via Bellerio dove restano alte le ambizioni leaderistiche di Salvini. Il quale, irritato, non ci mette molto a rispondere: «Se qualcuno pensa di mettere zizzania nella Lega facendo nomi, io dico che sono orgoglioso di quello che sta facendo Luca in Veneto, e che noi siamo una squadra». E pure il governatore veneto dice la sua, spostandosi di lato: «Basta con questa manfrina. Amministrare una Regione non è una questione semplice. È un impegno quotidiano di credibilità. E poi per quanto riguarda la Lega noi un candidato ce l'abbiamo già e si chiama Matteo Salvini. Pur apprezzando la dimostrazione di stima. - ha concluso - questa storia sta penalizzando i veneti perché la sensazione è che ci sia sempre un retropensiero. Lasciatemi governare in pace: per me oggi la strategia è di portare i veneti al referendum per l'autonomia».
Insomma, nel centrodestra le fibrillazioni restano e anche la proposta della Meloni fa discutere. La leader di Fratelli d'Italia aveva parlato di «lista unica per le amministrative. Un esperimento per metterci tutti insieme». Una proposta allargata perché «è vero che ci sono difficoltà e cose da chiarire ma il centrodestra unito può vincere. Sono ottimista».
Meno entusiasta proprio Salvini che ribadisce i suoi paletti: «I minestroni non ci piacciono. Dopodiché, se si parla di un polo identitario che dice Prima gli italiani, allora sono pronto a ragionarci». Il dibattito non si fermerà certo qui.
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