Il Cavaliere tira dritto: non è la nostra riforma Renzi ha sete di potere

Berlusconi è irremovibile sul nuovo Senato e rassicura i suoi sul futuro di Forza Italia Intanto Verdini lavora al Partito della Nazione

Il Cavaliere tira dritto: non è la nostra riforma Renzi ha sete di potere

Roma - Il Cavaliere tranquillizza i suoi ma Verdini lavora al Partito della nazione con Renzi. Berlusconi torna ad Arcore ma, alla vigilia della battaglia sulle riforme in Senato, il partito resta in fibrillazione. Giovedì notte i fidati Maurizio Gasparri e Altero Matteoli avevano portato a palazzo Grazioli il senatore pugliese Francesco Amoruso, noto malpancista e tentato dal «soccorso azzurro» su cui lavora senza sosta l'ex coordinatore del Pdl. Risultato: Amoruso riacciuffato in extremis grazie alle parole persuasive del Cavaliere. Peccato che ieri mattina, in un'intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno , il coordinatore pugliese Luigi Vitali abbia rimandato in bestia il senatore Amoruso. Di fatto Vitali sostiene che le perplessità di Amoruso, ex capo del partito in Puglia, sono legate a questioni di potere regionale. Amoruso ha così riaccusato un fortissimo mal di pancia nei confronti di Forza Italia, tanto da ripiombare nel dubbio. E il duo Gasparri-Matteoli, per tutta risposta, ha sbottato: «Per mantenere unita e coesa Forza Italia attorno a Silvio Berlusconi bisogna lavorare tutti nella stessa direzione. Non ci può essere qualcuno che, come Penelope, disfi di notte la tela che altri cuciono di giorno». Insomma, un semi caos posto che il caso Amoruso non è il solo a scuotere il partito. Attenzionato perché indeciso sul «no» alle riforme è anche il campano Franco Cardiello mentre l'altro campano, Domenico Auricchio annuncia: «Se il governo rischia, voto “sì”; ma non voglio tradire Berlusconi. Sarebbe come tradire me stesso». Una pattuglia formata da circa 10 senatori, invece, sarebbe propensa a inabissarsi al momento del voto clou: un modo per aiutare Renzi ma senza «tradire» il capo Berlusconi.

Il quale, nei prossimi giorni, tornerà a parlare alla sua truppa nel tentativo di tranquillizzare tutti. Il messaggio che vorrà dare: il leader resto io e state tranquilli che non voglio rottamare nessuno e ci sarà posto per tutti voi. Il problema è che le sirene verdiniane raggiungono picchi di volume altissimi. Il suo progetto è noto: costruire un Partito della Nazione assieme a Renzi senza i rottami della sinistra dem. Denis lo dice chiaro e tondo ai tanti azzurri avvicinati per convincerli a far passare le riforme renziane. Questo il suo messaggio più o meno esplicito: «Ma non capite? Così portiamo Renzi dalla nostra parte; lui si libera dei comunisti e noi ricompattiamo il centrodestra. Dovete starci! Altrimenti nessuno di voi andrà da nessuna parte». Visti i sondaggi (Forza Italia all'11%, il Pd al 34%) il discorso ha una sua logica ma soprattutto fa presa sull'italianissimo vizio di andare in soccorso al vincitore.

Il Cavaliere, dal canto suo, ribadisce: «Questa non è la nostra riforma e Renzi ha solo tanta sete di potere. Non possiamo dire di sì. A patto che non ceda alle nostre condizioni». Le quali sono note: modifiche all'Italicum ed elettività dei senatori. Ma alle frenetiche trattative di Palazzo il Cavaliere non si appassiona e a chi lo chiama dice: «Sono più preoccupato per l'ondata migratoria che si sta abbattendo in Europa.

O si stabilizza la situazione in Siria e in Libia o sarà un vero disastro. Bisogna estirpare l'Isis e lo si può fare soltanto con una coalizione internazionale sotto l'egida dell'Onu che comprenda tutti gli Stati: dalla Russia agli Stati Uniti passando per i Paesi arabi moderati».

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