Di fronte a "una guerra fatta a pezzi" è più che mai necessario muoversi in un'ottica di integrazione. Nell'esprimere "vicinanza, solidarietà alle famiglie, dolore per le vittime" di Bruxelles il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, spiega a Radio Vaticana che "anche un evento di questo genere" non può che "richiedere una condanna chiara perché questi attentati contribuiscono ad accrescere il clima di insicurezza, il clima di paura a tutti i livelli".
Parlando degli attentati che questa mattina hanno sconvolto Bruxelles, il segretario generale della Cei sottolinea come "in questi momenti si riproponga per tutti, e non solo per chi ha responsabilità di governo, la domanda su cosa fare, su come reagire, su come difendersi". Se da una parte conferma "tutti gli sforzi e le misure di sicurezza già in atto", dall'altra si chiede "se e quanto da sole, queste misure contribuiscano a risolvere ragionevolmente ed efficacemente il problema che sta assumendo sempre di più i toni del dramma". Si chiedo, cioè, "fino a che punto le politiche di chiusura, i muri, i fili spinati possano avviare soluzioni ragionevoli ed efficaci".
Galantino invita, quindi, tutti i leader politici a "riflettere e ipotizzare strade nuove". E tra queste propone quella dell'"integrazione sociale e culturale, almeno per coloro che si rendono disponibili a questo". Quindi cita papa Francesco che recentemente ha parlato di "guerra a pezzi".
"Ma non è soltanto quella che si combatte in posti che conosciamo - conclude Galantino - questa guerra sta diventando uno stile, un clima, un modo di essere per cui se non si è uniti, seriamente uniti, sentendosi tutti coinvolti, penso che si faccia il gioco di chi, purtroppo, ha questi progetti drammatici, questi progetti che non hanno niente a che fare con la religione, non hanno niente a che fare con l'affermazione dell'umanità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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