Colleghi, vergognatevi: state facendo il gioco di chi mi vuole morto

Il giornalista: l''Ordine vuole processarmi ma io non mi faccio intimidire

Io denunciato per «islamofobia»? Ordine dei giornalisti: vi siete sbagliati di brutto! Io non provo nessuna paura irrazionale nei confronti dell'islam. All'opposto, sono stato il primo e colui che meglio di altri ha fatto conoscere agli italiani la realtà complessiva dell'islam, così come si manifesta in seno alla società e sui campi delle loro guerre sante. È un compito che ho potuto adempiere essendo stato musulmano per 56 anni, nato e vissuto i primi vent'anni in un Paese a maggioranza islamica, conoscendo adeguatamente la lingua araba, avendo gli strumenti culturali per immedesimarmi nel loro vissuto, operando sul terreno insidioso dei fronti delle guerre degli eserciti regolari e del terrorismo islamico, della rete delle moschee erette ad avamposto dell'islamizzazione e delle organizzazioni che ci stanno imponendo il relativismo religioso, dove ho conosciuto e ho fatto conoscere per circa 35 anni i protagonisti e il popolo dell'islam.

Sono stato il primo in Italia a spiegare che il terrorismo islamico non è di natura reattiva bensì aggressiva; che il terrorismo non implode perché ci sono i disperati dei campi profughi che hanno sete di vendicare le ingiustizie patite, ma esplode solo se irrompono i burattinai che sfruttano disumanamente i burattini, la gran parte dei quali non ha motivazioni economiche ma di crisi d'identità, nutrendo un rapporto di amore-odio nei confronti della civiltà occidentale dalle radici cristiane, come evidenzia la cinquantina di terroristi islamici con cittadinanza italiana che combattono in Siria e Irak. Sono stato il primo a documentare il ruolo centrale di talune moschee sul lavaggio di cervello che trasforma i fedeli in robot della morte, inculcando i versetti coranici e i detti e i fatti attribuiti a Maometto che ordinano di odiare e di uccidere gli ebrei, i cristiani, gli infedeli e gli apostati. Sono stato il primo a evidenziare che il radicalismo islamico si diffonde non tanto per la sua forza quanto per la nostra debolezza, per aver noi rinunciato a far rispettare valori, regole e leggi che sono alla base della civile convivenza.

Sulla base dei miei articoli documentati sono stati inquisiti, denunciati, condannati o espulsi dall'Italia diversi imam che hanno fatto apologia di terrorismo, tra cui quello di Torino Bouriqi Bouchta, della moschea di viale Jenner di Milano Ali Erman Al Husseini, alias Abu Imad, di Carmagnola Abdulqadir Fadlallah Mamour, della Grande moschea di Roma Abdel Samie Mahmoud Ibrahim Moussa.

Così come rivendico di essere stato il primo a dare visibilità pubblica a un gruppo di musulmani moderati, quando il 2 settembre 2004 il Corriere della Sera , di cui ero vicedirettore, pubblicò il «Manifesto contro il terrorismo e per la vita», da me redatto e firmato tra gli altri da Mario Scialoja, Gabriel Mandel Khan, Souad Sbai, Khalid Chaouki, Yahya Sergio Pallavicini, Omar Camiletti. Successivamente, per la prima volta nella storia d'Italia, il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ricevette ufficialmente al Quirinale una delegazione di musulmani moderati firmatari del Manifesto.

La grande Oriana Fallaci mi cercò e diventammo amici sulla base della condivisione della lotta al terrorismo islamico e alla pavidità dell'Occidente. Su un punto ci dividemmo: io faccio una distinzione tra i musulmani come persone, che vanno sempre rispettati e valorizzati nella propria individualità, e l'islam come religione che denuncio in quanto incompatibile con il rispetto dei diritti fondamentali della persona, a partire dalla sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta compresa quella del musulmano di convertirsi ad altra religione. Viceversa, Oriana ha denunciato indistintamente i musulmani e l'islam, ritenendo correttamente che se un musulmano segue i dettami del Corano non può essere moderato.

Ed è proprio per queste mie ferme posizioni per la vita, la dignità e la libertà di tutti, per la mia totale condanna del terrorismo islamico, che da 11 anni vivo sotto scorta su decisione dello Stato per essere stato condannato a morte dai terroristi islamici. Questa durissima esperienza mi ha confermato che i musulmani possono essere moderati ma che l'islam non è moderato.

Che errore epocale ha commesso l'Ordine dei giornalisti a prestarsi al gioco dell'avvocato dell'Ucoii e degli estremisti islamici ricalcando e facendo propria l'accusa di «islamofobia», che non esiste nel nostro codice, ma che gli islamici vorrebbero accreditare utilizzando paradossalmente chi più di altri dovrebbe avere a cuore la salvaguardia della libertà. In un Paese libero e democratico dove tutti possono dire peste e corna del cristianesimo, della Chiesa, del Papa, di Gesù e della Madonna, arrivando al punto di denigrare impunemente i simboli della religione a cui fa riferimento la maggioranza degli italiani, gli islamici vorrebbero che si affermasse il divieto assoluto di denunciare l'islam.

È una vergogna che disonora l'Ordine dei giornalisti: dovrebbe ringraziarmi per il bene che faccio all'Italia e agli italiani, invece ha deciso di processarmi per «islamofobia». Ebbene sappia che non mi lascio intimidire da nessuno: sono più che mai determinato a far trionfare la verità senza mai rinunciare alla libertà anche a costo della vita.

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