Non è ancora stato fissato l'incontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, ma assicurano che ci sarà a giorni. E il leader di Forza Italia pretenderà dal vicepremier leghista una parola chiara sul futuro del centrodestra.
Solo se ci saranno assicurazioni sulla tenuta della coalizione, a cominciare dalle candidature condivise per le prossime regionali e da una campagna elettorale unitaria per le europee di maggio, si potrà parlare d'altro. E il primo nodo da sciogliere, allora, sarà quello del vertice della Rai.
Ad Arcore, martedì, il Cavaliere si è consultato con i suoi consiglieri, dal vicepresidente Antonio Tajani a Gianni Letta e Niccolò Ghedini, che spingono perché non si faccia marcia indietro sulla candidatura a presidente di Marcello Foa, già bocciata dalla commissione di Vigilanza Rai. «È ormai diventata una questione di principio, un simbolo - hanno detto -, non si può mollare. Dobbiamo insistere su altri nomi, anche perché pareri giuridici confermano che non si può riproporre Foa». Berlusconi è titubante, tiene più all'accordo con il leader leghista che a mantenere il punto, ma molto dipenderà da quel che Salvini gli dirà nel faccia a faccia, al quale dovrà partecipare anche Tajani. Bisognerà vedere se il vicepremier darà garanzie sulla tenuta del centrodestra, sulla possibilità di far scegliere a Fi i candidati governatori in Abruzzo e Basilicata, ad esempio, se offrirà posizioni alla Rai che possano assicurare agli azzurri il pluralismo, se farà sentire le ragioni della coalizione sulle misure economiche, a incominciare da una vera flat tax.
Il Capitano dovrà essere molto convincente con il Cavaliere. Che ieri, in un nuovo sondaggio di Tecnè ha visto il suo partito valutato all'11% ed è stato informato che al meeting di Fi a Giovinazzo si sono già registrati in 700, pagando la quota d'iscrizione, a testimonianza che c'è sempre appeal sugli elettori. Dentro Fi non ci stanno a passare per un partito in liquidazione e, quasi ad allontanare ogni tentazione, ripetono un no assoluto alla fusione con il Carroccio. «Partito unico del centrodestra? - chiede la vicepresidente azzurra della Camera, Mara Carfagna - I partiti nascono o si fondono sulla base di una forte condivisioni di valori, visioni e prospettive. Quelli di Fi sono profondamente diversi da ciò che troviamo nei provvedimenti del governo». E Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi parlamentari: «Fi rimane fedele alla sua storia: siamo e rimaniamo orgogliosamente presidio del fronte dei moderati italiani. Non potremo mai confluire in un partito unico».
Nelle regioni che andranno al voto l'incertezza dello scenario politico pesa. In Abruzzo, dove ad agosto la Lega minacciava di correre da sola, i rapporti tra alleati sono più distesi e il coordinatore azzurro Nazario Pagano ha firmato insieme a quello leghista Giuseppe Bellachioma e a quelli di Fdi e Udc un appello perché si vada alle urne entro il 2018. «Si stanno creando le condizioni - assicura Pagano - per scegliere candidati unitari, ma dovrà essere Salvini a decidere la linea a livello nazionale».
Anche la leader di Fdi
Giorgia Meloni, che ieri a Venezia ha avuto un colloquio con l'ex consigliere di Trump, Steve Bannon, incalza il governo: «Le priorità per l'Italia sono crescita e lavoro. La flat tax, non il reddito di cittadinanza targato M5s».
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