Il centrodestra tratta sul Piemonte

Vertice Salvini, Tajani, Meloni. "Alle amministrative candidati comuni"

Il centrodestra tratta sul Piemonte

Roma - Il giallo del vertice di centrodestra sulle amministrative, caso Piemonte al centro, va avanti per ore. Matteo Salvini sembra preoccupato solo di smentire, come se temesse le ire dei 5Stelle. Ma nel tardo pomeriggio l'incontro a Roma si tiene e manca solo Silvio Berlusconi, rimasto ad Arcore.

Con il vicepremier leghista e la leader di FdI Giorgia Meloni si confronta il vicepresidente di Fi Antonio Tajani, appena arrivato da Strasburgo. Nella casa di Salvini di fronte a Palazzo Grazioli si discute, anche con Giancarlo Giorgetti, Licia Ronzulli e Ignazio La Russa, delle candidature in diversi capoluoghi contesi, ma nulla è definitivo, salvo la volontà ribadita di indicare nomi comuni. Rimane il nodo dell'investitura ufficiale del candidato-governatore in Piemonte, l'azzurro Alberto Cirio. La Lega rinvia, sembra abbia pronto Paolo Damilano, con la giustificazione che l'eurodeputato di Fi non ha ancora avuto l'archiviazione annunciata nell'inchiesta Rimborsopoli. Ma proprio ieri su La Stampa il coordinatore piemontese del Carroccio, Riccardo Molinari, esprimeva apprezzamento su Cirio e ribadiva che tocca a Fi decidere. Con Salvini, però. E la sensazione è che, come in altre regioni, il Capitano faccia pesare il suo successo elettorale, eviti scontri con il M5S e tenga, tatticamente, gli alleati sulla corda, mentre si accaparra le piazze migliori.

Berlusconi, intanto, lo incalza sull'alta velocità, perchè rompa il patto di governo e Salvini lo evita. «Quello che sta succedendo sulla Tav - dice il leader azzurro a Mattino5- è vergognoso e ridicolo, dimostra che queste persone non hanno la capacità di governare il nostro Paese. L'Italia sta perdendo credibilità in tutta Europa, ma è obbligata a fare la Tav, perché ha firmato un trattato internazionale con Europa e Francia». Sul «Paese immobile» per i contrasti di governo insiste anche Tajani e alla Camera le capigruppo azzurre Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini e il portavoce Giorgio Mulè lanciano la grande «operazione verità» contro i «terminator» delle opere pubbliche. Il «Manifesto per l'Italia che avanza» parla di 28 grandi opere bloccate, per 33 miliardi, di 600 opere minori, per 125 miliardi, di 418 posti di lavoro a rischio e di 20 grandi imprese edili vicine al fallimento. L'aspetto positivo, per il Cav, è che «gli italiani stanno aprendo gli occhi, hanno visto cosa stanno facendo i 5Stelle al governo».

La conferma, assicura, verrà il 24 marzo in Basilicata, dove il centrodestra vincerà ancora e il «M5s scenderà sotto il 20%, mentre il 4 marzo era al 42%». Lui prepara il week end nella regione lucana, al fianco dell'aspirante governatore indicato da Fi, il generale Vito Bardi, «campione di legalità».

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