Il centrodestra vede la spallata che può fare tremare il governo

Meloni, Salvini e Berlusconi ottimisti. E col «no tax day» dettano le priorità per il prossimo esecutivo

Il centrodestra vede la spallata che può fare tremare il governo

«S pallata» è la parola del momento. È sulla bocca di tutti i rappresentanti del centrodestra e nei pensieri di grillini e democratici. Per i primi è un augurio di cui non c'è da essere scaramantici. Per i secondi è un timore tutt'altro che strisciante. Al netto del voto in Umbria, mai come adesso il centrodestra mostra muscoli, compattezza e coesione. La manifestazione del 19 ottobre a Roma ha fatto capire di cosa è capace la coalizione formata da Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e il «nuovo» Salvini, quello cioè che, liberato dai lacciuoli di una alleanza «innaturale» con il Movimento fondato da Beppe Grillo, è tornato a toni più cauti e moderati. E a una campagna elettorale più pragmatica. D'altronde il «filotto» elettorale fin qui ottenuto dal centrodestra nei turni delle regionali che sono seguiti al voto politico del marzo 2018 hanno dimostrato che l'andamento di crescita del consenso della coalizione è costante.

E ora si guarda avanti puntando molto (se non tutto) sulla battaglia fiscale. Ieri in tutt'Italia il partito di Berlusconi si è mobilitato per un «no tax day» del tutto particolare. Una mobilitazione che punta a un obiettivo ambizioso: inserire in Costituzione il tetto fiscale al 30%. È stato lo stesso Berlusconi a volerlo e ad annunciarlo. E il fatto che cada proprio quando il presidente Mattarella arriva a chiedere al governo un «fisco più equo» che non mortifichi lo sviluppo economico di un Paese a rischio stallo, dimostra che la battaglia è di quelle che possono catalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica.

«La lungimiranza del presidente Berlusconi - commenta Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo azzurro al Senato - si dimostra determinante per contrastare la politica di questo governo che non riesce a far altro che introdurre nuove tasse». La coalizione tornata a giocare «a tre punte» (con il leader del Carroccio non più defilato come durante il periodo del governo gialloverde) punta tutto sul tema fiscale, soprattutto ora che è in discussione una legge di Bilancio che potrebbe essere l'ultimo atto del governo Conte. E infatti anche il partito di Giorgia Meloni si è mobilitato per riempire piazze e strade di gazebo allo scopo di invitare gli italiani a sostenere proposte di legge di iniziativa popolare sullo stesso tema: un tetto alla pressione fiscale. Ma non solo. Visto il costante aumento del consenso per Fratelli d'Itali, il ragionamento è che i loro cavalli di battaglia vanno difesi e portati avanti. Ecco quindi il côté sovranista della coalizione puntare su altre leggi di iniziativa popolare come l'elezione diretta del Capo dello Stato e l'abolizione dei senatori a vita.

Anche il Carroccio spinge per tenere i temi economici nell'agenda dei media e dell'opinione pubblica. Segno che non si tratta di una campagna elettorale limitata al voto regionale, semmai si tratta già dei prodromi di una campagna ben più importante per la riconquista di Palazzo Chigi. «Ora l'Umbria, poi l'Emilia Romagna, in primavera la Toscana, poi il voto nazionale e torniamo al governo!» Questa la roadmap annunciata dallo stesso Salvini.

E non è un caso che proprio il capo della Lega, così come Berlusconi e la Meloni, continui a ripetere che il voto di oggi sarà un test importante per il Paese. Proprio l'esatto contrario di quanto vanno ripetendo Di Maio e Zingaretti per i quali il voto in Umbria non influenzerà il destino politico del Paese. «Dopo 50 anni c'è aria di cambiamento» commentava ieri il leader della Lega pensando al voto in Umbria. Per poi aggiungere: «Che triste fine per la rivoluzione del M5S.

Un abbraccio agli elettori, agli eletti, ai tanti cinquestelle che sono confusi, delusi, incazzati. Se volete continuare la vostra battaglia di libertà e di onestà, fatte salve le differenze, le porte della Lega sono aperte E quando diciamo mai col Pd, manteniamo la parola: mai col Pd e mai con Renzi».

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