Dei quattro arrestati della cellula del terrore di Barcellona c'è uno spagnolo di Melilla, Mohammed Houli. Assieme all'altra enclave di Ceuta nel Nord Africa sono terreno fertile per i militanti jihadisti e l'immigrazione clandestina verso la Spagna. Due cittadine spagnole, attorniate dal Marocco, dove lo Stato islamico ha addirittura reclutato bambini. La monarchia islamica marocchina combatte il terrorismo, ma registra 1600 volontari della guerra santa che hanno aderito al Califfato in Siria e Iraq: 553 di loro sono morti in battaglia. Non a caso da Ceuta è partito Rachid Wahbi, il primo kamikaze spagnolo delle bandiere nere.
Il collegamento della strage di Barcellona con Melilla riguarda una misteriosa esplosione ad Alcanar, 200 chilometri dalla capitale della Catalogna. Nella notte fra mercoledì e giovedì salta in aria un'intera casa. All'interno almeno un paio di sospetti terroristi stavano preparando «due o tre furgoni esplosivi con delle bombole di gas» secondo gli investigatori. Qualcosa è andato storto e del butano ha provocato la devastante esplosione. Il sopravvissuto Houli, 21 anni, ricoverato in ospedale ed arrestato è uno spagnolo di Melilla di origini marocchine e farebbe parte della cellula composta almeno da una decina di jihadisti che ha attaccato la Rambla a Barcellona e seminato il panico nella notte di giovedì a Cambrils. L'antiterrorismo è convinto che ad Alcanar si stavano preparando dei furgoni esplosivi per compiere un massacro ancora più sanguinoso a Barcellona e nella località turistica di Cambrils. L'incidente di percorso ha fatto scattare il piano B con l'attacco del furgone usato come ariete fra la folla.
Nelle enclave di Ceuta e Melilla sono tenuti d'occhio almeno 600 potenziali jihadisti. Da queste cittadine e da Madrid e Barcellona sono partiti gran parte dei 160 combattenti della guerra santa, che hanno aderito ai gruppi del terrore in Siria e in Iraq. Rachid Wahbi, 33 anni, il più famoso, ha lasciato Ceuta per diventare il primo kamikaze con passaporto spagnolo ad immolarsi in Medio Oriente. Non prima di aver attratto altri jihadisti dalla madre patria, che sotto la bandiera nera dell'Isis hanno propagandato con tanto di video la «riconquista» di Al Andalus. Una parte di Spagna, compresa la Catalogna che fino al XV secolo era in mano agli arabi. «Oh Al Andalus pensi che ti abbiamo dimenticato? No. Cordoba, Toledo, Xativa non sono spagnole o portoghesi, ma musulmane» annunciavano in video i combattenti europei dell'Isis.
Lo scorso novembre l'antiterrorismo ha arrestato quattro sospetti a Ceuta accusati di reclutare per le bandiere nere addirittura bambini, che in Siria sarebbero diventati i «leoncini» del Califfato.
Le due enclave spagnole difese da una possente rete con reticolato sono anche il punto di passaggio per gli immigrati illegali africani, che dal Marocco danno spesso l'assalto al «muro» per arrivare di fatto nell'Unione Europea. L'ultimo episodio del genere è accaduto la scorsa settimana. In mezzo a questa massa umana i reclutatori jihadisti cercano di fare proseliti. Non è un caso che su quattro arrestati per la strage di Barcellona, tre siano marocchini. E il 25 luglio un invasato al posti di frontiera di Melilla ha accoltellato un agente spagnolo urlando «Allah o Akbar» (Dio è grande).
Il Marocco è molto attivo contro il terrorismo.
Nell'agosto 2015 sono state arrestati in un'operazione congiunta 14 jihadisti accusati di voler compiere attentati in Spagna e nel regno islamico in Nord Africa. L'Ufficio centrale di investigazione giudiziaria creato sullo stile dell'Fbi ha sventato diversi attentati in Europa, compresa l'Italia grazie agli informatori di Abdellatif Hammouchi, capo dell'antiterrorismo.
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