La Chiesa che non ci sta Stupore e perplessità sull'apertura del Papa

Tra le gerarchie ecclesiali critiche al messaggio di Bergoglio: è entrato a gamba tesa in politica

La Chiesa che non ci sta Stupore e perplessità sull'apertura del Papa

Ha creato perplessità, discussione e qualche malumore tra gli stessi cattolici l'intervento di Papa Francesco sullo ius soli, contenuto nel Messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il prossimo 14 gennaio 2018, ma che è stato pubblicato due giorni fa dal Vaticano, con largo anticipo sull'evento.

Se da una parte, infatti, alcuni osservatori hanno fatto notare che il messaggio di Bergoglio è da ritenersi universale e non si riferisce per forza di cose al dibattito politico italiano, a molti non è sembrata «casuale» la coincidenza temporale del messaggio del Papa con l'intervento di Gentiloni al Meeting di Cl a Rimini (dove il premier ha parlato della necessità dell'approvazione della legge sullo ius soli) e da una fetta di cattolici il passaggio del Pontefice è apparso proprio come un intervento a gamba tesa nella politica italiana. Fino a qualche frequentatore dei Sacri palazzi che osserva come «in Vaticano non c'è lo ius soli e quindi occorre prima guardare in casa propria». Un punto di vista che sposa in pratica l'osservazione del leader leghista Salvini.

«Colpisce che un Messaggio dedicato alla Giornata per il Migrante che si celebra il 18 gennaio venga anticipato ad agosto, sei mesi prima afferma apertamente Luigi Amicone, fondatore del settimanale Tempi, la rivista vicina a Comunione e Liberazione - e sorprende sicuramente la coincidenza dell'intervento del Papa con il messaggio di Gentiloni al Meeting di Cl proprio in tema di diritto di cittadinanza. Ci sono poi due aspetti critici: perché il Papa contrappone «sicurezza personale» e «sicurezza nazionale», sostenendo che la prima sia da anteporre alla seconda? La frase mi sembra contraddittoria sottolinea Amicone perché la comunità nazionale è formata da persone, non è un semplice principio astratto».

La seconda critica riguarda l'intervento chiaro e dettagliato nell'agenda politica da parte del Pontefice. «Sarebbe una novità assoluta nella storia della Chiesa del secondo millennio spiega l'ex direttore di Tempi anche perché lo stesso Papa, nell'Enciclica Caritas in Veritate, sottolinea che la chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati».

In Italia, prosegue Amicone, «una legge sulla cittadinanza c'è già. Che vada migliorata se ne può discutere, ma nessuno in Italia è apolide».

Il dibattito sull'intervento del Papa ha fatto capolino anche al Meeting di Rimini, la più grande kermesse cattolica dell'estate. Il professore ordinario di Demografia dell'Università di Milano, Gian Carlo Blangiardo, ha sottolineato come «contrariamente a quanto si pensi, l'Italia è il primo Paese in Europa per numero di cittadinanze concesse. L'Italia ha concesso 202mila cittadinanze, più di qualunque altro paese europeo». «L'Italia non è un Paese chiuso conclude Amicone nella sua analisi e come dimostrano i dati è il Paese che sta accogliendo maggiormente».

E se nelle gerarchie ecclesiastiche nessuno contesta apertamente, per alcuni militanti cattolici «il messaggio del Papa è un messaggio umano e cristiano ma non va

utilizzato politicamente. Non dobbiamo utilizzare il messaggio di Bergoglio come programma politico. Chi lo facesse - avvertono osservatori cattolici - otterrà un effetto boomerang, ovvero che la legge sullo ius soli non passerà».

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