«Bisogna articolare la fede e la sua prassi in modo chiaro. Questo è il dovere di un pastore delle anime: proclamare, presentare e spiegare la fede in modo che risulti comprensibile ai fedeli in modo tale da non indurre alla confusione o persino all'errore». A parlare è il cardinale Raymond Leo Burke, uno dei firmatari dei dubia sull'esortazione Amoris Laetitia del Papa, che ci riceve nella sua casa romana.
Il cardinale Mueller si è spinto a parlare del rischio di uno scisma. Secondo lei questa è un'ipotesi possibile?
«Il pericolo di uno scisma c'è sempre quando aumenta la confusione ed è evitabile proprio attraverso la presentazione della fede in modo chiaro. Credo che Mueller abbia solo voluto segnalare un pericolo e non credo stesse suggerendo una cosa del genere. In ogni caso, ovunque io vada, trovo fedeli che amano la Chiesa, ma che sono preoccupati perché non capiscono come navigare in queste acque tumultuose».
A un anno di distanza dai dubia, si aspetta una risposta?
«Penso che a questo punto, dato che il Papa non ha ancora risposto, si possa interpretare il silenzio, e anche il non riscontro del ricevimento delle nostre comunicazioni, come un segno che il Papa in qualche modo non riconosce questi interventi come meritevoli e legittimi».
Molti fedeli chiedono a voi cardinali parole chiare...
«Non penso che ci siano dubbi riguardo quello che penso, ma allo stesso tempo si deve avanzare la causa della Verità come dice San Paolo: Combattere la buona battaglia con giudizio e rispetto. Se qualcuno ha l'impressione che io stia difendendo la Verità troppo lentamente deve tenere in considerazione che la situazione è delicata. Io non vorrei mai far parte di uno scisma. Alcuni dicono: C'è già uno scisma non dichiarato. Ecco, io devo stare attento a non contribuire a una tale situazione».
Alcuni episcopati sembrano molto critici su Francesco. Invenzioni della stampa?
«Io sono un cardinale del Papa, un membro del Senato del Papa e un consigliere del Papa: per me la confusione è preoccupante. Mi pare quasi che la Chiesa stia diventando un insieme di Chiese nazionali. Paesi confinanti hanno posizioni opposte persino sui sacramenti. Non è possibile che una persona sia in uno stato pubblico di peccato grave, ma abbia comunque accesso ai sacramenti: è un fatto gravissimo».
Pensa che il Papa Emerito sia strumentalizzato?
«Mi accusano di essere un nemico del Papa, ma non ho mai espresso giudizi negativi sul Pontefice. In verità, come ho detto a Francesco, l'unica possibilità che ho di aiutarlo è dire la verità. Purtroppo, sempre di più la Chiesa viene letta attraverso partiti contrapposti. Chi strumentalizza il Papa Emerito lo fa per avanzare una agenda. Bisogna uscire da una visione politicizzata e puntare su Cristo».
Anche rispetto allo ius soli pare che la Chiesa abbia più sensibilità...
«Il ruolo della Chiesa non è promuovere una legge che tratta giudizi prudenziali sui quali uomini giusti possono avere diversi pareri: dobbiamo presentare l'ethos, per aiutare i legislatori a prendere le giuste decisioni. Per me è sbagliato che la Chiesa eserciti il ruolo di un partito in appoggio a una legge specifica in una questione che deve essere tenuta dentro il confine di un giudizio prudenziale. Diversamente, invece, deve accadere per le leggi relative alle questioni fondamentali della vita umana, come il matrimonio e la famiglia. In questo caso la Chiesa deve esporre i suoi principi morali, che escludono la violazione dell'inviolabilità della vita umana e dell'integrità del matrimonio. Sullo ius soli credo si debba essere prudenti a causa delle ripercussioni del provvedimento sull'identità di questo Paese».
Il Giornale e gli Occhi della Guerra anche quest'anno saranno al fianco dei cristiani perseguitati...
«Troppo pochi si occupano di questo dramma. Dobbiamo stare al loro fianco anche alzando la voce per difendere i loro diritti. La Sacra Scrittura dice che dobbiamo essere caritatevoli con tutti, ma soprattutto verso coloro che fanno parte della casa della fede. È molto importante che se ne parli».
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