"Chiudo con la politica. I partiti sono finiti: sono solo privilegio"

L'ex premier: "L'elettore ha ragione, la classe dirigente non sa più ascoltare i problemi"

"Chiudo con la politica. I partiti sono finiti: sono solo privilegio"

Castiglioncello (Livorno) - «In politica non entro più, i partiti tradizionali sono finiti. Sull'immigrazione? La strada intrapresa è quella giusta»: l'ex premier Enrico Letta parla del suo cambio di vita al Giornale, poco dopo aver presentato, sul palco della Limonaia del Castello Pasquini, a Castiglioncello, il suo ultimo libro «Contro venti e maree. Conversazione sull'Europa e sull'Italia» (edizioni Il Mulino). E senza mezzi termini specifica che «c'è necessità di risposte diverse da quelle date dai partiti nel passato. Quelli tradizionali sono crollati - dice -, si sono suicidati. Credo ci sia bisogno di interrogarsi su quali siano le forme con cui fare politica. Ho seri dubbi sul fatto che la costruzione dei vecchi partiti sia la soluzione. Continuare su strade che hanno una difficoltà a far transitare messaggi positivi nuovi è sbagliato, perché i partiti tradizionali sono visti dai cittadini come tutto ciò che è privilegio, conservazione e classe dirigente che non ascolta i problemi».

Tornerebbe a far politica?

«No, assolutamente no. Sto benissimo dove sono».

Perché?

«È stata una scelta che ho fatto, quella di impegnarmi in una professione che mi appassiona e credo sia giusto così. Oggi tocca ad altri assumersi le responsabilità politiche per le scelte che fanno. Io osservo e do il mio contributo in un altro modo».

Ha detto che l'elettore ha sempre ragione. Perché?

«Che gli elettori hanno sempre ragione è la base della democrazia, perché se si parte dall'idea che gli elettori hanno torto si finisce con la delegittimazione del risultato elettorale. Bisogna porsi il problema, quando si perde, del capire perché le cose accadono così e cercare di cambiarle».

Però, in Italia, non si va a votare da anni.

«Il punto chiave è che il sistema parlamentare fa sì che non siano i cittadini che eleggono direttamente il governo. Eleggono il Parlamento che poi elegge il governo. Il mito dell'elezione diretta del governo cozza con il sistema parlamentare».

Regionali in Sicilia. Accordi in ambito centrosinistra sono possibili?

«Non sto seguendo la cosa».

Quando era presidente del Consiglio è nato Mare Nostrum e gli arrivi di migranti sulle nostre coste stavano diminuendo. Poi l'incremento. Che pensa di ciò che si sta facendo oggi e dell'operato del ministro Minniti?

«Credo ci sia stato un importante passo avanti nel vertice di Parigi e la strada è quella giusta. Bisogna che ci sia una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni dei diversi Paesi coinvolti e delle istituzioni europee. Se quella linea va avanti, secondo me si può andare verso una situazione migliore».

La Bonino ha detto di recente che Renzi fece un accordo per portare tutti gli immigrati in Italia. Vero?

«Non ho elementi per intervenire su quella vicenda».

In Europa abbiamo un problema importante: il terrorismo. Come si sconfigge?

«È un terrorismo difficilissimo da combattere, quello suicida ed è il più terribile. Sicuramente c'è bisogno di cooperazione tra le forze di polizia e lo scambio di informazioni. Cosa che accade non troppo. C'è bisogno di una Fbi europea, che riesca a mettere insieme il lavoro dei diversi Paesi. Insomma, soltanto uniti si può dare più sicurezza ai nostri cittadini».

Secondo lei in questo momento in Italia c'è un reale rischio attentati?

«Non ho gli elementi per poter dare un giudizio o informazioni. Vedo che si sta facendo tutto il possibile per cercare di poter dare sicurezza ai cittadini. Mi auguro che non accada nulla, ovviamente».

Come è nata l'idea del suo libro?

«È nata all'alba della Brexit e di Trump, quando due eventi, avvenuti nei due Paesi guida della globalizzazione, hanno rovesciato le prospettive di quello che ci si aspettava, hanno innalzato muri e creato separatismi e mi son detto che

tutto ciò che finiva per attaccare e mettere in crisi l'Europa aveva bisogno di una riflessione su ciò che era accaduto, su come cercare di reagire e su come cercare di far sì che l'Europa potesse cercare di non perdersi».

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