Il codice Rocco contro i riottosi: fuori dalle chat e insultati dai troll

Casalino minaccia i non allineati: vietato farsi vedere in pubblico con loro e delegittimazioni sul web. È l'anticamera dell'epurazione

Il codice Rocco contro i riottosi: fuori dalle chat e insultati dai troll

Roma - Il M5S usa il bastone e la carota contro i ribelli. Luigi Di Maio allunga la mano in segno di pace ai senatori dei Cinque stelle che minacciano di non votare il Dl sicurezza, mettendo in crisi l'alleanza di governo con la Lega: «Non è prevista nessuna espulsione». Parole che sembrano riportare un clima sereno nella famiglia grillina. Ma in realtà, il compito di «bastonare» i ribelli sui canali social è affidato alla gioiosa macchina di guerra, pilotata da Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte. Fake e troll sono entrati in azione per «punire» i senatori che non vogliono seguire la linea politica di Di Maio.

I più bersagliati sono Paola Nugnes, portata sul patibolo mediatico, dopo i toni usati contro il vicepremier, e Gregorio De Falco, accusato di lesa maestà. Ma in rete, gli attacchi degli uomini della rete Casalino colpiscono anche gli altri due ribelli Elena Fattori e Matteo Mantero. Siedono tutti e quattro a Palazzo Madama. E hanno la grave colpa, prevista dal rigido Codice Rocco (Casalino), di aver sfidato il Capo. E di averlo fatto pubblicamente. All'esterno, il vicepremier manda segnali di tregua. Prova a dare l'immagine della colomba. Lasciando a fake e troll il lavoro sporco di delegittimare le posizioni di Nugnes, De Falco, Mantero.

Il secondo punto del Codice Rocco, pronto ad essere messo in pratica, è l'isolamento dei dissidenti. Prima fisico. E poi virtuale. Chi dissente dal capo deve essere trattato al pari degli «appestati». È vietato farsi vedere in compagnia con i ribelli. C'è il rischio che scatti l'accusa di complicità. Il sospetto di remare contro il Movimento. Senatori e deputati sono terrorizzati: evitano di farsi beccare a chiacchierare con De Falco, Nugnes o Fattori. Montecitorio e Palazzo Madama sono zeppi di «spioni»: si passa velocemente dalla parte del nemico.

Il terzo punto del Codice Rocco, che va applicato contro i non allineati, è la graduale cancellazione dalle chat tra gli eletti. È l'ultimo passo, prima dell'espulsione. Quando Casalino, amministratore e Grande Fratello in tutte le chat del M5S, decide di eliminare dai gruppi il parlamentare dissidente, solo un intervento del capo (Grillo o Di Maio) può evitare l'epurazione. Espulsioni che al momento sono congelate: «Tutto tranquillo», commenta all'Adnkronos Jacopo Berti, consigliere veneto del M5S e tra i neo membri del collegio dei probiviri 5S. Getta acqua sul fuoco anche De Falco: «Non siamo premi-bottoni... ognuno è portatore di una propria sensibilità che riflette quella di chi lo ha investito del mandato. Si sta aprendo uno spiraglio del dialogo nel M5S e questo è un bene». Non arretra la senatrice Nugnes, che su Facebook accusa Di Maio «di aver tradito il programma elettorale», mentre Mantero annuncia voto contrario al Dl sicurezza. Posizioni che il senatore Gianluigi Paragone (M5S) prova a delegittimare, accusano i ribelli di «essere alla ricerca solo di visibilità».

Il dl Sicurezza è bloccato in commissione a Palazzo Madama, perché mancano le coperture economiche su alcuni emendamenti. In settimana approda in Aula: l'alleanza gialloverde parte da 177 voti, 10 in più della maggioranza assoluta.

Il ministro dell'Interno Salvini non esclude la fiducia: senza il sostegno dei 4 dissidenti, il governo Conte si salva solo grazie a voti dei due grillini espulsi, Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, e dei gruppi Italiani all'estero (2) e autonomie territoriali.

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