Ci sono le «piccole cose»: buche, marciapiedi, pedane per i disabili. E poi ci sono quelle più «grandi»: i flussi migratori che da due anni condannano Como all'assedio di migliaia di irregolari che approdano sulle rive del lago per attraversare la frontiera verso Nord. In mezzo c'è un'emergenza nell'emergenza: un buco finanziario di «due milioni di euro» spesi per l'accoglienza dei minori non accompagnati che lega il bilancio comunale. «La gente è arrabbiata», dice Mario Landriscina, medico-manager e direttore del 118. È il candidato sindaco che con la sua discesa in campo ha ricompattato su di sé l'asse Forza Italia, Lega, e Fdi, uniti a una lista civica. Ha incassato la personale benedizione di Berlusconi e di Salvini. E per curare «l'insoddisfazione» dei comaschi ha in mente una terapia d'urto.
Quale?
«La gente è arrabbiata. Ascoltiamola, dobbiamo restituire la voglia di abitare qui. Occupiamoci dei più fragili ripartendo dalle piccole cose di tutti i giorni trascurate da un Pd che in questi anni è stato artefice di una realtà che scontenta tutti, a ogni livello sociale e politico».
In che realtà vive Como?
«La città ha pagato un prezzo altissimo per l'emergenza migranti, si è vista imporre dal governo scelte che non sono quelle che si aspettano i cittadini. Le risposte date finora penalizzano i più fragili e sottraggono loro risorse che vengono destinate ad accogliere chi qui è solo in transito e non vuole rimanere. Un cortocircuito improduttivo che genera disuguaglianze».
Come si risolve?
«Como ha già stanziato due milioni di euro per sostenere le spese per i minori non accompagnati. Sono soldi che non sono stati ripianati dallo Stato e che vengono sottratti inesorabilmente dalle misure contro le povertà. Questo sistema ha creato una disparità che i nostri cittadini hanno subito ma non hanno capito. Ora non ci stanno più. Senza contare i problemi di sicurezza, punto cardine del nostro programma».
Esiste un problema di legalità connesso all'immigrazione?
«Di degrado sì, e anche di sporcizia, sia nel centro storico, già messo a dura prova dall'accattonaggio molesto e organizzato, che in periferia. Noi chiederemo di sedere al tavolo dell'ordine e della sicurezza pubblica, cosa che finora non è avvenuta. L'amministrazione di centrosinistra ha sempre snobbato la questione e dobbiamo solo ringraziare le forze di polizia se la città ha avuto protezione adeguata».
E le piccole cose?
«Piccole ma essenziali: dalla viabilità ai parcheggi, con una progettazione urbanistica che attiri finanziamenti privati e insediamenti produttivi. Poi il manifatturiero, l'artigianato d'élite che restituisca centralità a Como.
E il turismo, il nostro ossigeno. La Regione Lombardia sta sistemando il pasticcio delle paratie e sta restituendo il lungolago alla sua bellezza. Anche per questo dobbiamo uscire dal caos migranti che si ripresenterà con l'estate. Ripartiamo da qui».
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