"Comunismo in costituzione". Maduro annienta il Venezuela

Il presidente annuncia una «Costituente delle Comuni» per chiudere il Parlamento. Si va verso il regime cubano

"Comunismo in costituzione". Maduro annienta il Venezuela

Il Venezuela ha imboccato una via senza ritorno. Il delfino di Chávez, Nicolás Maduro ha convocato per decreto un'Assemblea Costituente del popolo. «Non una Costituente dei partiti - ha urlato dal palco del 1° maggio - ma femminista, giovanile, studentesca, indigena ma anzitutto operaia e che appartenga alle Comuni». Spiazzati gran parte dei media stranieri che, francesi a parte, ancora ieri si chiedevano cosa fossero le fantomatiche Comuni maduriste. Per l'opposizione il messaggio è stato chiarissimo, nonostante Maduro si sia ostinato a ripetere che suo unico obiettivo è «regalare la pace al Paese». Per Julio Borges, presidente del Parlamento, si tratta di «una costituente truffa inventata solo per sfuggire all'inesorabile verdetto delle elezioni» mentre Henrique Capriles, l'ultimo leader oppositore significativo ancora a piede libero, ha detto che preferisce «il carcere che accettare il comunismo per costituzione».

Secondo quanto rivelato da Maduro la Costituente sarà composta da 500 personalità, non elette però col voto popolare - in tal caso i chavisti non otterrebbero neanche un delegato - bensì da sedicenti «consigli comunali del popolo». Obiettivo del regime è fare una nuova costituzione «alla cubana» per chiudere l'Assemblea Nazionale così si chiama l'attuale Parlamento conquistato dall'opposizione nell'ultimo voto del 2015 - sostituendola con un'Assemblea «comunale» addomesticata.

Sia chiaro, tecnicamente Maduro può indire una Costituente appellandosi all'articolo 347 dell'attuale Magna Carta, ciò che non può fare è sottrarsi al suffragio universale ma la volontà espressa il 1° maggio - attribuendo «tutto il potere» di riforma alle Comuni - sembra essere quella dello scontro finale. Quando avverrà, il presidente più odiato della storia venezuelana sarà riuscito a inserire il comunismo in Costituzione, obiettivo fallito persino da Hugo Chávez, il cui «Plan de la Patria» fu sconfitto nel 2007 in un referendum che fu il primo indizio del chavismo in calo.

L'annuncio di Maduro è arrivato dopo un mese di tensione alle stelle in tutto il Venezuela, con manifestazioni dell'opposizione ogni giorno e finite in bagni di sangue. A oggi il bilancio è tragico: oltre 30 i morti, più di 600 i feriti e almeno 1.500 arresti immotivati, tra cui molti giornalisti. Nonostante la repressione, in seguito all'annuncio di Maduro la parola d'ordine per gli oppositori è bloccare il Paese sino a quando non verranno indette elezioni presidenziali, altro che Costituente delle Comuni.

Intanto gli stati latinoamericani seguono con timore gli eventi.

Argentina, Cile, Colombia, Costa Rica, Perù, Paraguay, Uruguay e Brasile hanno già stilato un documento in cui pongono condizioni chiare in vista di un dialogo politico con Caracas, sottoscrivendo un appello nel quale si associano al Papa sulla necessità di ricercare presto «soluzioni negoziate» per evitare che la crisi degeneri ulteriormente. «Siamo d'accordo col Santo Padre, occorre fare di tutto per il Venezuela - hanno dichiarato - ma con le necessarie garanzie». Basterà a frenare Maduro?

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