Sei stata condannata per istigazione a delinquere in materia di reati di terrorismo? Da noi sei la benvenuta. Ti diamo un bel permesso di due anni. Nel Belpaese la realtà supera la fantasia. E se non si trattasse di un reato tanto grave, specie in un momento storico in cui l'Isis torna alla carica minacciando di prendere Roma e fa appello ai suoi uomini di uccidere gli infedeli, la cosa sarebbe comica. Invece è tragica. Perché è accaduto davvero.
Khadiga Shabbi, la ricercatrice universitaria libica condannata lo scorso mese di febbraio dal gup di Palermo a un anno e otto mesi di reclusione per istigazione a commettere reati di terrorismo, reato aggravato dalla transnazionalità, ha ottenuto un permesso umanitario di due anni in Italia. A rilasciarlo è stata la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. E così ci ritroviamo ad accogliere con tanto di autorizzazione una persona accusata anche di essere vicina alla causa jihadista e ritenuta dalla procura di Palermo vicina ad alcuni foreign fighters rientrati in Europa. E questo solo per cominciare. Perché la ricercatrice universitaria accusata di aver fatto propaganda per Al Qaida sul web, secondo la procura palermitana ha anche avuto rapporti familiari con esponenti di un'organizzazione terroristica coinvolta nell'attentato all'ambasciata americana in Libia nel 2012 e ha ricevuto foto e video di azioni di guerra e fosse comuni. E, stando all'accusa, in passato ha tentato di organizzare il viaggio in Italia per un familiare, sfumato perché il giovane è morto martire combattendo tra le fila dell'Isis.
Ma come si è arrivato a tanto? La Shabbi, dopo il verdetto di condanna, visto che era incensurata, è stata trasferita nel Cie di Ponte Galeria a Roma. Da lì ha chiesto il riconoscimento dello status di rifugiata in quanto nel suo Paese c'è la guerra civile. Ed ecco il riconoscimento di protezione internazionale.
Questo caso non smette di fare discutere. Ha già visto in contrapposizione la procura e il gip, una sorta di guerra intestina alla giustizia. Questo perché, malgrado le gravi accuse e nonostante il riconoscimento da parte del gip della sussistenza dei gravi indizi a carico della donna, l'ha scarcerata dopo soli tre giorni non ritenendo che potesse fuggire o inquinare le prove. E dire che a casa avrà potuto utilizzare internet. Poco dopo però la Shabbi è tornata in carcere su decisione del tribunale del Riesame del capoluogo siciliano in accoglimento dell'appello della procura. L'epilogo della storia è un happy end per la ricercatrice autorizzata a stare tra noi.
Tutto accade mentre l'Isis, alla vigilia del mese sacro per l'Islam, invita gli adepti a portare avanti una «guerra totale» attaccando «gli europei nelle loro case, nei mercati, nelle strade e nei raduni». E minaccia di colpire gli Stati Uniti, la Francia e Roma. Lo riporta Breitbart, il sito dell'estrema destra americana che fa riferimento a Stephen Bannon, consulente strategico e anima nera di Donald Trump. Ed eccoli su Telegram: «Con l'aiuto di Allah, conquisteremo Roma e pronunceremo lì la nostra preghiera: Allah è grande.
Le nazioni infedeli dell'Occidente non godranno del lusso della sicurezza, e la Gran Bretagna è stata un banco di prova di ciò che, ancora più potente, arriverà per gli infedeli». E c'è un elogio dell'attacco di Manchester, in cui sono morte 22 persone, ricordando che i fedeli avranno una grande ricompensa o martirio durante il Ramadan.
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