Contatti Renzi-Berlusconi E il Pd incassa il sì di Grillo

La telefonata col Cav conferma l'intesa sul Tedeschellum Ma non si vedranno per evitare strumentalizzazioni

Contatti Renzi-Berlusconi E il Pd incassa il sì di Grillo

I pezzi del puzzle «legge elettorale» sembrano andare tutti al proprio posto: ieri una nuova telefonata tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi ha confermato l'accordo, mentre i Cinque Stelle sono entrati nella tana del lupo (il Pd) per comunicare la propria gioiosa partecipazione a quello che fino a pochi giorni fa definivano con orrore il «Nazareno bis».

Tutti pazzi per il tedesco, insomma. Con poche esclusioni: i vari cespugli, dalla sinistra nelle sue numerose mini-sigle, che continua a nutrire dubbi sulle proprie probabilità di sopravvivenza parlamentare, e i centristi di Ap che con il 5% di sbarramento hanno invece la certezza di restare fuori dal Parlamento. Angelino Alfano (che ieri avrebbe avuto un burrascoso incontro con Renzi, rinfacciandogli la lealtà di maggioranza così mal ripagata) sarebbe per altro stato evocato dallo stesso Berlusconi, nella telefonata con il leader Pd. «In effetti, per loro questa soglia così alta è insormontabile... Non si potrebbe venirgli un po' incontro?», sarebbe stato il senso dell'appello del Cavaliere. Che, come prevedibile, si è scontrato con il secco «No» di Renzi: «Se vogliamo fare una legge elettorale alla tedesca, facciamola alla tedesca. Non è la mia preferita, ma il Pd da solo non ha i numeri per il maggioritario». La soglia del 5% «non si tocca», insomma. La generosità berlusconiana può essere interpretata come un gioco delle parti (contava sul niet renziano ma voleva mostrarsi solidale con i centristi) o come una preoccupazione pro domo sua: più è alta la soglia, più i seggi persi dagli esclusi vengono spalmati sui primi partiti, ossia Pd e M5s, aumentandone il peso parlamentare. In ogni caso, l'abbassamento è fuori questione, ribadiscono nel Pd. Così come non ci sarà l'incontro faccia a faccia tra il Cavaliere e l'ex premier: nessuno dei due vuole regalare una photo-opportunity del «Nazareno Bis» a chi non vede l'ora di usarla in campagna elettorale. Tanto che Berlusconi si è concesso una battuta: «Potresti venire a trovarmi a Palazzo Grazioli», accolta con una risata da Matteo Renzi. Il quale ha chiesto innanzitutto un'assicurazione, e cioè che Forza Italia sia compatta e consenta alla legge tedesca un rapido iter parlamentare, anche al Senato, per consentirne il varo a inizio luglio. Quanto alle date del voto, se il 24 settembre resta la più gettonata («Al momento non ci sono subordinate», dice Renzi), si può arrivare fino all'8 ottobre.

Mentre il leader Pd sentiva Berlusconi, i Cinque Stelle incontravano i capigruppo Pd per portare la propria adesione (forti del «voto a stragrande maggioranza degli iscritti» sui server della Casaleggio) all'accordo Renzi-Berlusconi. C'è stato anche l'incontro tra capigruppo Pd e Mdp, che dà un tiepido assenso obtorto collo, con l'incubo di quel fatidico 5%. «Se riuscite a fare una lista unitaria di sinistra con Pisapia e i bersaniani a me va benissimo», ha spiegato Renzi al segretario di Sinistra Italiana Fratoianni, salito ieri al Nazareno. «Tanto resto comunque più a sinistra io di voi», ha aggiunto con una battuta. Quanto agli alfaniani, il segretario Pd non si mostra particolarmente preoccupato per le sorti dell'ex ministro del suo governo: «Se ne facciano carico Berlusconi e il centrodestra». Più diplomatico il capogruppo Pd Ettore Rosato: «Ap è sempre stato un partito responsabile, penso che una soluzione si troverà. Un momento di fibrillazione è naturale se si fa una legge con sbarramento alto».

Oggi la delegazione Pd concluderà il giro di incontri vedendo i capigruppo Lega, Fdi e Forza Italia.

Poi, in serata, Matteo Renzi interverrà davanti alla direzione Pd, e spiegherà le ragioni del patto sul tedesco, chiedendo l'assenso del proprio partito alla road map tracciata. È previsto un sì a larghissima maggioranza, nonostante la flebile fronda della sinistra interna.

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