Limature a reddito di cittadinanza e un taglio a «quota cento». Poi riduzioni alla spesa tutti da definire. Compito ingrato, in carico al ministro dell'Economia Giovanni Tria, tornato nel ruolo di chi deve fare tornare i conti al limite dell'impossibile. Tanto che ieri è tornata a circolare la voce di una ricetta fatta di interventi sulle tax expenditures e tagli semilineari alla spesa dei ministeri.
Ieri al vertice di maggioranza il governo non aveva ancora ufficializzato le cifre che entreranno nella Legge di Bilancio al Senato. Domani il premier Giuseppe Conte incontrerà il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker. Dovrà portare cifre e impegni precisi e dettagliati.
Il governo dell'Ue si aspetta che il presidente del Consiglio porti in dote la rinuncia a «quota 100», la riforma delle pensioni cara alla Lega di Salvini. Conte ieri ha escluso una rinuncia alla riforma. «Abbiamo detto più volte che la legge Fornero non è un totem». Ma poi ha confermato che sulla previdenza, «è in corso una interlocuzione con Bruxelles».
Scontata una sforbiciata alla misura di bandiera della Lega quindi. Il governo presenterà sotto forma di emendamento alla Legge di Bilancio al Senato non sarà la versione «pura» del ritiro anticipato per tutti quelli che hanno compiuto 62 anni di età e maturato 38 anni di contributi. Il ministero dell'Economia ha fornito alla «politica», quindi ai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, una rosa di opzioni.
Dalla «quota 104», cioè retrotarare la maturazione dei requisiti di due anni, allo spostamento delle «finestre», cioè i mesi durante i quali è possibile il pensionamento di tre mesi per i privati e dei sei per i dipendenti pubblici.
Alla fine il capitolo pensioni, insomma, potrebbe uscire depotenziato. Salvi solo i tagli alle pensioni d'oro, che ieri Di Maio ha difeso, dicendo che «si devono tagliare e non si discute». Una risposta a Salvini che domenica aveva ipotizzato un blocco delle rivaluzioni al posto di un prelievo.
L'attenzione al capitolo pensioni non è casuale. La Commissione europea è disposta ad accettare una soluzione politica, che conceda all'Italia di fare deficit fino al 2% del Pil, ma chiede all'Italia un gesto di buona volontà.
Il reddito di cittadinanza può benissimo essere spacciato per una misura utile a fare riassumere i disoccupati. Quindi a fare aumentare il tasso di occupazione. La pensione anticipata, invece, va in direzione opposta perché fa aumentare la spesa e diminuire il numero degli occupati. Sempre che nel testo finale non ci siano delle penalizzazioni così forti da fare diminuire la platea degli interessati.
Qualche sacrificio è in arrivo anche sul reddito di cittadinanza. Ieri si è parlato di un tetto alla spesa (una volta raggiunto il sussidio non viene più concesso) e lo stesso leader M5s Di Maio ha detto che chi è proprietario di prima casa avrà un assegno ridotto di «200-300 euro», e chi ha due immobili non ha avrà diritto.
Con tutta la buona volontà, i limiti ai quali lavora il governo ridurranno l'impatto sui conti al massimo di 3,7 miliardi. Ne servono altri quattro.
Tria, sta lavorando a risparmi.
Le tax expenditures, da prendere con le molle perché tagliarle significa fare aumentare la pressione fiscale. Poi i tagli «lineari» alle spese dei ministeri. Il più classico dei risparmi, ma notoriamente anche il più inutile.
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