Roma - Salvatore Buzzi, un condannato per omicidio ora agli arresti nell'ambito dell'operazione «Mondo di mezzo», ha creato una potenza di fuoco da 60 milioni di euro. Non sono solo le intercettazioni della Procura di Roma a svelare la forza della sua cooperativa, la «29 Giugno», ma lo stesso bilancio del 2013. Da cooperativa sociale per il recupero degli ex detenuti la realtà si è trasformata in una holding di servizi in grado di interfacciarsi con primarie realtà del mondo finanziario italiano: da Unipol fino a Intesa. Tutto grazie alle collusioni con la politica e alla copertura di un boss come Massimo Carminati.
Nel 2013 il gruppo 29 Giugno ha conseguito un fatturato di 58,8 milioni di euro, con un incremento annuo del 26,5 per cento. I principali campi di attività sono tre: raccolta dei rifiuti (39% dei ricavi), gestione centri di accoglienza con la consociata Eriches 29 (26%), cura del verde (13%). La formula cooperativa ha consentito di ottenere un buon margine, circa 6 milioni di euro e un utile netto di 3 milioni. Cifre che hanno portato il patrimonio a 15,3 milioni.
Grazie agli appalti pubblici conseguiti con metodi illeciti, la Coop 29 Giugno ha conquistato una solidità patrimoniale che molte imprese italiane possono solo ambire. Tant'è vero che, a fronte di 18,9 milioni di affidamenti bancari, al 31 dicembre dello scorso anno ne risultavano utilizzati meno di 8,2 milioni, ossia il 43 per cento. Buzzi, nell'assemblea del maggio scorso, non mancò comunque di ringraziare i partner finanziari per la loro «vicinanza» citando «Banca Prossima, Banca Etica, Unipol Banca, Coopfond e Cooperfactor».
Ovvio che un conglomerato in grado di raggiungere una tale solidità finanziaria (al punto di spiccare nel panorama delle cooperative rosse laziali), potesse permettersi di pensare in grande. «Abbiamo concordato con Banca Prossima di destinare il progetto Terzo Valore all'acquisto degli immobili da impiegare nel servizio di emergenza alloggiativa in convenzione con Roma Capitale, che rappresenta una delle principali attività del nostro gruppo», ricordava Buzzi in quell'occasione. Si tratta di un prestito sociale di 2,7 milioni (un terzo dei quali - 900mila euro - garantito dalla banca del gruppo Intesa) per la realizzazione di progetti benefici. I sottoscrittori acquistano quote da 500 a 10mila euro (50mila per le persone giuridiche) ottenendo un tasso annuo del 3 per cento. La raccolta serve (serviva) per acquistare appartamenti per scopi sociali anche dalla coop Deposito locomotive San Lorenzo di cui Buzzi si vanta di aver contribuito al salvataggio.
Non era l'unico modo per reperire risorse. «Con LegaCoop e Coopfond stiamo studiando la possibilità di emettere minibond», annunciava il presidente. Potendo contare su appalti sicuri e vantando un bilancio di rispetto, il profilo finanziario era quello giusto per presentarsi sul mercato dei capitali. «Nel corso del 2013, in accordo con Cns e Legacoop, abbiamo stabilizzato la commessa della raccolta differenziata a Roma», sottolineava ricordando la vittoria del «bando di Roma Capitale per 491 immigrati dello Sprar (sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati; ndr)».
Ma soprattutto Buzzi con i suoi soci si vantava di essere di sinistra, ma in un modo differente, quasi renziano. «Essere di sinistra non equivale ad avere piccole dimensioni di struttura ma tentare di redistribuire ricchezza equamente, essere di sinistra equivale a creare impresa». Massimo Carminati non viene citato, ma lui non è «di sinistra».
Sono i milioni di utile realizzati dal gruppo di Buzzi, che per quest'anno prevede un dimezzamento dell'utile, indicato a un milione e 500mila euro
È il valore in milioni di euro del patrimonio del gruppo 29
giugno indicato nel bilancio 2013. Nel bilancio 2011 era poco più di 10 milioni
Sono i milioni di euro fatturati dal gruppo 29 giugno guidato da Salvatore Buzzi nel 2013, anno in cui aveva 943 dipendenti (ora sono oltre mille)
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