"Coop, Friuli peggio di Arezzo". L'ira dei risparmiatori truffati

Migliaia di azionisti ridotti sul lastrico dopo i crac delle cooperative. Avevano investito in certificati e libretti: "Nessuno ci ha avvertiti dei rischi"

"Coop, Friuli peggio di Arezzo". L'ira dei risparmiatori truffati

Certificati azionari piazzati a un esercito di pensionati e casalinghe. Libretti di deposito per tutti, papà, mamma, nonno, suocera e sì, anche per il figlioletto di dieci anni, così «avrà qualcosa da parte». Senza alcun prospetto informativo, perché non c'è alcun rischio, solo laute garanzie, certezza dell'investimento e una sicura ipoteca sul futuro.Poi, d'improvviso il crac, i soldi bruciati e le notti trascorse con la luce accesa: le stesse che ora tolgono il sonno a obbligazionisti e azionisti di Banca Etruria sono un film già visto per i risparmiatori beffati dalle due più gravi crisi nella storia delle cooperative di consumo, che in Friuli Venezia Giulia hanno travolto 130 milioni di euro e 20mila soci tra Cooperative Operaie e Coop Carnica. Nessuno qui, è sceso in piazza a manifestare. Nessuna delegazione grillina ha guidato una protesta sotto Montecitorio con al collo la cifra dei risparmi perduti. Il popolo coop ha pianto nel silenzio per mesi, soffocando la rabbia nella «vergogna di essere finito sulla soglia della povertà». Figli che non hanno ancora il coraggio di dire la verità ai genitori per timore di malori, famiglie che forse dovranno vendere la casa, giovani con il sogno svanito del master e di una specializzazione. E un suicidio. È il copione di una tragedia sociale, quello che insieme alla crisi che ha colpito le banche venete oggi ferisce il laborioso Nord est.Silvia, che vuole restare anonima, è vedova, ha due figli a carico. In azioni di Coop Carnica aveva 70mila euro, «sacrifici di una vita». Con il tonfo finanziario i suoi soldi sono stati i primi a essere inghiottiti. Come vive? «Con la pensione di reversibilità di mio marito, ma la fine del mese non arriva mai. A mio figlio ho detto che non si sarebbe iscritto all'università. Ma degli amici ci hanno aiutato a mettere insieme la prima rata». Perché tutto in azioni di una cooperativa? «Era lo strumento più sicuro, dicevano, meglio che il conto in banca». E ora - al netto delle promesse di rimborso incerto e parziale contenute nei piani di concordato e nella solidarietà della sorella Coop Nordest - di fronte al fondo di risoluzione annunciato dal governo per tamponare l'emergenza delle quattro banche saltate, i soci gridano all'«assonanza» che lega i due estremi del «risparmio tradito». Il Friuli come Arezzo, cooperative come banche. Perché, sostiene il legale di prestatori e azionisti della Cooperativa friulana, Gianberto Zilli «in entrambi i casi si tratta di risparmio. E se la legge è uguale per tutti, un intervento dovrebbe arrivare anche qui, dove sono state colpite le categorie più fragili, anziani e minori, un'anomalia assoluta». Nelle mani della magistratura, che ha aperto un'inchiesta anche per abusivo esercizio del credito, sono finiti tutti i documenti attraverso cui la Coop raccoglieva certificati e depositi senza premurarsi che i soci sapessero cos'è un capitale a rischio.

Se l'avessero fatto, «non ci sarebbero stati certificati da 100mila euro» evidenzia l'avvocato, che per mettere insieme le testimonianze con cui rafforzare l'esposto-querela per truffa presentato in procura, sta girando in lungo e in largo Friuli e Veneto «perché molti dei dei titolari di azioni sono persone che non si riescono a muovere, alcuni sono invalidi al cento per cento. E non hanno più niente». Migliaia di storie, su cui Fi accende i riflettori e denuncia «due pesi e due misure. Non ci possono essere risparmiatori di serie A e di serie B - dice Sandra Savino - Il governo intervenga».

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