«Italia, davvero chiudere ai porti salvati in mare è un'opzione?». Titolo di uno dieci migliori articoli sull'immigrazione secondo Open Migration (la risposta, ovviamente, secondo l'associazione è «no»). «Con i contributi degli stranieri pagate 600.000 pensioni l'anno», titolo di un comunicato della Fondazione Leone Moressa. «Stop all'uso improprio di clandestino», titolo di un articolo dell'Associazione «Carta di Roma». Cos'hanno in comune tutti questi titoli. Due elementi, quello evidente è che sono tutti a favore dell'accoglienza degli immigrati. Quello meno evidente è che provengono tutti da associazioni italiane finanziate da George Soros attraverso la sua Open Society Foundation. Almeno secondo una ricerca pubblicata dal blogger Luca Donadel e firmata da un'esperta di comunicazione, Francesca Totolo. L'ampio dossier, ricostruisce la rete di Onlus italiane e straniere che sarebbero finanziate dalla lobby foraggiata dal famoso speculatore finanziario americano di origine ungherese.
Niente di illegale ovviamente. Le donazioni alle Onlus sono libere e non devono nemmeno essere dichiarate. La «galassia» disegnata nel report chiarisce però quanto sia capillare l'impegno di questa lobby che ha l'obiettivo dichiarato di influenzare le politiche dei governi verso una «società aperta». Per raggiungere questo obiettivo, stando alla ricostruzione del blog di Donadel, la Open Society finanzia decine di associazioni, anche non particolarmente grandi né note. Alcune, come il Naga e il Comitato italiano per i rifugiati, si occupano soprattutto di assistenza materiale e legale ai profughi. Altre, come la fondazione «Leone Moressa» e Open Migration, sono invece impegnate soprattutto a diffondere dati e informazioni che hanno l'intento esplicito di disegnare in una luce positiva il fenomeno migratorio, influenzando i media. Ancor più eclatante il caso dell'Associazione «Carta di Roma», cui aderiscono Ordine dei giornalisti e Federazione nazionale della stampa (il sindacato dei giornalisti), che si è assunta il compito di maestrina del politicamente corretto, bacchettando i cronisti che usano termini impropri scrivendo articoli sui migranti. Impropri, naturalmente, in base a un codice linguistico che l'associazione vorrebbe imporre erga omnes, derivato da un protocollo d'intesa sottoscritto da sindacato e ordine. Un dizionario di politicamene corretto, non di italiano, per capirsi.
Altre, come Arci, sono ben note e schierate politicamente a sinistra in modo organico. Quasi nessuna pubblica il proprio bilancio in chiaro. E se lo fa non specifica i nomi dei finanziatori. Molte ricevono anche finanziamenti pubblici.
E un altro filo rosso è l'appoggio alle operazioni delle Ong che trasportano migranti dalla Libia all'Italia. Soros è un incubo dei complottisti, un chiodo fisso. Ma anche senza cadere nelle trappole della dietrologia, una strategia di lobbying così ampia e così poco esplorata meriterebbe maggiore trasparenza.
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