Roma L'altra faccia dei flussi migratori. Se i dati sugli sbarchi segnano arrivi sui livelli del 2015, segnali differenti arrivano dalle richieste di asilo. In forte crescita, anche da chi arriva da Paesi che non sono in guerra. A fare il punto, in un'audizione al comitato parlamentare Schengen, il prefetto Angelo Trovato, presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo. Al nove settembre sono 75.681 le richieste di asilo presentate, più di 14mila arrivano da nigeriani e circa 10mila da pakistani.
Con un aumento, rispetto allo scorso anno, del 46 per cento. Alla stessa data ne sono state esaminate 63.334 dalle commissioni, che da «collo di bottiglia» segnano un incremento di produttività di circa il 50 per cento sul 2015. Nel 2016, hanno respinto la richiesta di status di protezione in 37.011 casi, il 58% delle domande, a cui va aggiunto il 4 per cento (2.359 casi) nei quali i richiedenti si sono resi irreperibili. Lo status di rifugiato nel 2016 è stato riconosciuto al 5 per cento dei richiedenti, 3.183 persone. Altri 8.751 (il 14 per cento) hanno ottenuto lo status di protezione sussidiaria, mentre 11.966 richiedenti (il 19 per cento) ha visto riconosciuto lo status di protezione umanitaria. C'è poi la questione dei ricorsi contro il diniego. Da gennaio 2014, ha spiegato il prefetto, ne sono stati presentati 41mila, ma decisi appena 7mila. E spesso i giudici ribaltano l'esito, accogliendo i ricorsi «nel 60-65 per cento dei casi». Lo stesso Trovato spiega che «qualche sentenza lascia perplessità», con riconoscimenti di protezione per «stato di povertà» (che non sarebbe ammissibile) se non con l'accoglimento di «casi assolutamente improponibili» avvenuti ad Ancona, «dove però pare che il magistrato sia stato spostato». Cifre che fanno riflettere. Numeri che fanno emergere «due problemi e una cosa positiva», come spiega la presidente della commissione bicamerale, l'azzurra Laura Ravetto. «La cosa positiva - spiega - è che le commissioni territoriali lavorano sempre meglio e sempre di più. Ma a fronte del 61-62 per cento di richiedenti che dalle commissioni territoriali incassano un diniego, questa decisione viene poi ribaltata nel 65 per cento dei casi dai tribunali ordinari, un dato su base empirica ma che ritorna in quanto detto da Trovato ma anche da altri interlocutori del comitato». Insomma, sospira la Ravetto, «il giudice è sempre sovrano, ma considerando che le commissioni territoriali non sono covi di xenofobi, ma organi collegiali dove - solo in Italia - c'è anche un delegato dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, qualcosa non funziona». E la ricetta, per la parlamentare di Forza Italia, sta nel fornire ai tribunali strumenti mirati: «Viminale e ministero della Giustizia - continua Ravetto - devono parlarsi, e devono applicare la mia mozione che chiede la creazione di sezioni specializzate sui ricorsi per le domande d'asilo nei tribunali». Dove, aggiunge la presidente del Comitato Schengen, «dovrebbero prevalere i criteri internazionali: ha diritto a stare in Italia chi ha diritto a stare in Europa».
L'altro dubbio sollevato da Ravetto riguarda i pakistani. «Sono la prima comunità italiana, la seconda per richiesta di asilo e, ci ha detto anche Trovato, arrivano tutti via terra», presumibilmente dalla Turchia. «Siamo sicuri - chiede Ravetto - che arrivino in Italia come primo approdo senza passare da altre nazioni europee? Reinviterò la responsabile del trattato di Dublino per farle spiegare anche questo».
E poi il Pakistan, prosegue la parlamentare azzurra, «ha seri problemi di persecuzioni individuali interne, che vanno valutate caso per caso», ma non è in guerra come la Siria. «E nell'elenco portato dal prefetto i siriani sono praticamente assenti. Qualcosa - insiste Ravetto - non mi torna».
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