Dall'Italia ci si trasferiva a Fiume per godere di libertà e diritti che non erano concessi all'interno dei confini del Regno. Tempi ormai lontani tanto cari a Guglielmo Marconi e Filippo Tommaso Marinetti, che oggi nessuno ricorda più. Nella nuova Rijeka di diritti ne rimangono sempre meno. Tanto che oggi, il controverso nuovo ministro della Cultura croato, Zlatko Hasanbegovic, decide di negare, per la prima volta in decenni, il finanziamento pubblico alla casa editrice in lingua italiana Edit, parte dell'Unione degli italiani dell'Istria e di Fiume che rappresenta la «Comunità degli Italiani» e oltre 30mila associati, sancendo così la fine del quotidiano La Voce del Popolo. Il ministro, allargando così la voragine tra il governo di Zagabria e la minoranza italiana in Croazia, sostiene che il suo dicastero «non intende più pagare nessun racket ai giornali, che siano di destra o di sinistra». Secondo il ministro (insediatosi appena tre mesi fa), criticato quasi all'unanimità per le sue posizioni estremiste, revisioniste e filofasciste, il finanziamento della stampa in lingue minoritarie non è di competenza del suo dicastero, ma di enti pubblici incaricati di proteggere i diritti delle minoranze. Evidentemente la storia non sempre insegna. La sua decisione ha suscitato una valanga di indignazione: dall'Unione degli italiani, al deputato al parlamento di Zagabria, Furio Radin.
Adesso il quotidiano, che esce regolarmente da 70 anni, potrebbe chiudere. Radin ha rassicurato «che la Edit resisterà» grazie agli aiuti dall'Italia, attaccando il ministro «di essere avverso a ogni cosa che sia diversa dalla sua visione del mondo». Forse Radin non ha ben presente che l'Italia ha qualche problemuccio prioritario da risolvere prima de La Voce del Popolo. Hasanbegovic ha accusato Radin di aver estorto finanziamenti pubblici per la casa editrice italiana in cambio del suo appoggio politico, ai tempi dell'ex premier Ivo Sanader che guidava una maggioranza di centrosinistra (2004-2009).
Già a fine aprile il ministro Hasanbegovic aveva annunciato che i contributi pubblici per La Voce del Popolo sarebbero stati di lì a poco dimezzati. Oggi, invece, ha deciso di sopprimerli del tutto.
Il giornale ha ricevuto 1,3 milioni di kune (circa 170mila euro) all'anno, dal 2004 al 2014 e nel 2015 due milioni di kune. Per il 2016 il budget era già stato ridotto a un milione di kune.Evidentemente dei 23 anni di governo italiano su Fiume non è rimasto un granché e c'è chi oggi già rimpiange le epiche imprese di Gabriele D'Annunzio.
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