Decine di appelli solo negli ultimi mesi, decine di «sganassoni» ai terroristi che lo minacciano e che perseguitano senza pietà i cristiani. Se c'è qualcuno che pensa che Papa Francesco abbia paura del fantomatico stato islamico, si sbaglia. E pure tanto. Gli ultimi interventi del Pontefice sono stati chiarissimi e ad aver paura del Pontefice argentino dovrebbero essere oggi proprio i jihadisti, assatanati tagliagole che si ritrovano di fronte il nemico numero uno di Satana, un potente Capo di Stato e per giunta Vicario di Cristo sulla Terra, che sempre più spesso, negli ultimi tempi, ha fatto appello ai potenti del mondo (tra cui il presidente americano Obama che incontrerà il Papa negli Stati Uniti il prossimo 23 settembre) per fermare il dilagare delle violenze. Non è un caso se, proprio qualche giorno fa, Francesco ha ricevuto in Vaticano i familiari dei due ostaggi britannici decapitati in Siria dai terroristi dell'Isis; l'ennesimo segnale del Papa, l'ennesimo messaggio di Bergoglio che non ha risparmiato di certo fiato nella sua pacifica «crociata» contro le violenze e gli abusi dello Stato islamico.
«Una più recente e preoccupante organizzazione terroristica», aveva denunciato lo scorso dicembre Papa Francesco in una lettera ai cristiani del Medio Oriente, «commette ogni sorta di abusi colpendo in modo particolare i cristiani». Poi era arrivato il famoso pugno papale da knock-out, lo schiaffone sganciato sul volo che, lo scorso gennaio, dallo Sri Lanka aveva portato Francesco nelle Filippine: «Non si può offendere o fare la guerra o uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. Se dici una parolaccia alla mia mamma ti aspetta un pugno».
Una tirata d'orecchie a chi prende in giro la religione unita alla preoccupazione del Pontefice, che qualche giorno prima si rivolgeva al corpo diplomatico in Vaticano parlando del «dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria e in Iraq, fenomeno che è conseguenza della cultura dello scarto applicata a Dio».
Sempre secondo il Papa, «il fondamentalismo religioso, prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico. Di fronte a tale ingiusta aggressione, occorre una risposta unanime che, nel quadro del diritto internazionale, fermi il dilagare delle violenze». Una risposta dura ai terroristi che il Papa ha chiesto al mondo svariate volte: sul volo di ritorno dalla Corea del Sud, lo scorso agosto, Francesco si era rivolto addirittura alle Nazioni Unite dicendo: «Dove c'è una aggressione ingiusta, posso dire che è lecito fermare l'aggressore ingiusto. È un diritto che l'umanità ha». Poi a dicembre Bergoglio aveva rincarato la dose: «Chiedo con forza una maggiore convergenza internazionale volta a risolvere i conflitti che insanguinano le vostre terre».
Appelli rivolti non solo ai potenti del mondo, ma anche ai leader musulmani: «Sarebbe bello che tutti i leader islamici dicessero chiaramente che condannano il terrorismo», aveva detto il Papa a dicembre, «perché questo aiuterà la maggioranza del popolo islamico a dire No!, ma davvero, dalla bocca dei suoi leader».
Poi ancora una volta, sempre a dicembre, Francesco, di fronte ai silenzi e alla sordità del mondo, aveva ribadito il concetto in modo ancora più vigoroso: «La situazione drammatica che vivono i nostri fratelli in Iraq esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte di tutti i responsabili religiosi, per condannare in modo unanime e senza alcuna ambiguità tali crimini e denunciare la pratica di invocare la religione per giustificarli».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.