Grossa emorragia di iscritti nelle file del Pd. A pubblicare i dati è Repubblica. La stima parla di circa 100mila iscritti. L'ultima rilevazione (2013), indicava 539.354 tessere. In alcune regioni (Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia) il tesseramento non è partito. E qualcuno parla già di un partico che, pur essendo in piena salute in termini di voti (40,8% alle Europee), praticamente non ha più base. O quasi. Un altro segnale preoccupante è dato dalla scarsa partecipazione ai gazebo per le primarie in Emilia Romagna: solo 58mila si sono messi in fila per scegliere il candidato per la Regione. E pensare che siamo in una storica roccaforte rossa.
Mutazione genetica del partito? L'idea di partito che ha in mente Renzi forse ricorda quella americana, dove le strutture ufficiali sono piccole e il peso preponderante ce l'hanno i comitati elettorali, vere e proprie "macchine da guerra". Anni luce dalla tradizione politica italiana, fatta di sezioni (una volta) e circoli (ora). Ma con l'esplosione di Internet e, prima, delle tv, il cambio di passo era inevitabile sotto certi punti di vista. Qualcuno è convinto anche che il calo di iscritti sia imputabile al carattere fortemente carismatico del leader Matteo Renzi, capace di attrarre voti e di occupare tutti gli spazi possibili e immaginabili (in tv e sui giornali), ma non di far aumentare gli iscritti.
Ovviamente il calo di iscritti si traduce nel calo delle risorse a disposizione del partito. E siccome da che mondo è mondo per fare politica servono soldi, ecco che Renzi (e non solo lui) si dà da fare a pieno ritmo, tra un impegno e l'altro, per partecipare alle cene di raccolta fondi. Il fundraising è uno degli elementi cardine della politica americana. Può fare la differenza. Questo sì, non il numero di iscritti che appartengono, forse, alla vecchia politica.
Sul numero dei tesserati Pd c'è da registrare la reazione del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, che su Twitter replica con un certo nervosismo: "Sarebbe bello che non venissero diffusi dati a caso..." e in una nota aggiunge che le notizie sono "infondate".
Stefano Fassina, invece, pur senza citare quei numeri, ne approfitta per tirare le orecchie a Renzi: "Oltre a dedicarsi a organizzare la "Leopolda" per i suoi fedelissimi, dovrebbe innanzitutto preoccuparsi di organizzare un’assemblea nazionale dei coordinatori dei circoli del Pd. E aggiunge: "In un momento così impegnativo per il Pd, alle prese con una virata programmatica sul lavoro, un crollo degli iscritti e il taglio drammatico delle risorse sarebbe utile ascoltare chi tra mille difficoltà è impegnato sul territorio. Il Pd è un prezioso bene comune. Prima il Pd. Temo che il Partito Democratico stia scivolando, lentamente e surrettiziamente, verso una forma più vicina a quella di un comitato elettorale".
Della stessa opinione anche Pierluigi Bersani, per cui "un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito", mentre Matteo Renzi non si lascia intimidire. "V
538em;">orrei far notare semplicemente che il Pd ha preso 40,8%, 16 punti in più delle ultimi elezioni", dice il premier, "Qualcuno preferisce avere 400mila tessere, ma poi prendere solo il 25%...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.