Crollo delle espulsioni Via il 25,3% in meno

Eurostat smentisce le stime sui rimpatri Italia, Paese di primo approdo, solo sesta

Foto di repertorio
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Gli sbarchi saranno pure calati. Lo dicono i numeri ed è su quei numeri che si basa la fortuna politica del ministro dell'Interno Matteo Salvini, sostenitore della linea dura contro l'immigrazione. Ma su espulsioni e rimpatri le percentuali sono meno incoraggianti del previsto per il vicepremier leghista, che su questi dati si gioca la credibilità. A fornirle questa volta è Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea.

I numeri sembrano dare ragione ai Cinque Stelle quando punzecchiano l'alleato di governo sostenendo che non sta facendo abbastanza per rimandare a casa gli irregolari dal momento che, secondo le tabelle, tra il 2017 e il 2018 gli ordini di espulsione sono calati del 25,3 per cento. E non è cosa da poco, visto che l'Italia come Paese di primo approdo e dunque quello dove per effetto del trattato di Dublino vengono rispediti i migranti da tutta Europa perché è qui che devono chiedere asilo politico, invece di essere quello più attivo sul fronte dei rimpatri è soltanto al sesto posto per ordini di espulsione. Operazione non sempre facile, c'è da dire, perché servono accordi con in Paesi di provenienza, spesso restii a riprendersi i propri connazionali, nonché un censimento degli irregolari per verificare se sono ancora in Italia. Accade così che il numero di cittadini non europei nel nostro Paese a cui è stato ordinato di lasciare il territorio nel 2018 sia drasticamente calato, passando da 36.240 a 27.070 unità. Eppure solo pochi mesi fa Salvini forniva numeri un po' diversi, ridimensionando parecchio i 600mila rimpatri veloci promessi in campagna elettorale: ad aprile per il Viminale gli irregolari erano diventati 90mila, mentre il presidente dell'Istat, Giancarlo Blangiardo, continuava a ribadire che fosse 600mila la stima corretta. Le statistiche del 2018, invece, in quanto a numero di espulsioni piazzano l'Italia dopo la Francia (105.560), la Spagna (59.255), la Grecia (58.325), la Germania (52.930)e la Polonia (29.375). Il calo più marcato sul fronte espulsioni è stato registrato dalla Gran Bretagna (-60,9%), mentre la Spagna ha registrato un aumento del 116,7%.

Da noi non va meglio sul fronte rimpatri. I dati Eurostat in questo caso si riferiscono al 2018 e ci dicono che l'Italia ha effettuato 5.615 rimpatri irregolari, di cui appena 435 volontari, che è poi la modalità meno onerosa per lo Stato. Invece sui 113.630 rimpatri registrati lo scorso anno in tutta l'Unione europea più della metà sono stati volontari. Tra gli stati membri è la Spagna ad averne effettuati il maggior numero (11.730), seguita dalla Francia (10.820) e dalla Grecia (7.760). Altri numeri riguardano i cittadini non-Ue che si sono visti rifiutare l'ingresso in Italia nel 2018: sono 8.245, di questi 6.900 respinti negli aeroporti e 1.345 nei porti. A livello europeo i rifiuti complessivi, effettuati per lo più alle frontiere di terra, ammontano invece a 471.155 (il 7 per cento in più rispetto al 2017), la maggior parte dei quali in Spagna, Francia, Polonia, Regno Unito, Ungheria, Grecia e Croazia.

Calano invece nella Ue le presenza irregolari del 2,8 per cento rispetto al 2017 e del 72,1 per cento rispetto al 2015, quando venne raggiunta una cifra di clandestini record: nel 2018 sono stati registrati 602mila cittadini presenti illegalmente. Con 134.100 irregolari la maglia nera va alla Germania, che infatti ha di recente varato una legge anti migranti più rigida che facilita le espulsioni.

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