Anche il «baluardo della legalità» Ignazio Marino, a suo modo, qualche rapporto ravvicinato con il capo della coop 29 giugno Salvatore Buzzi lo può vantare. A ottobre il Ros ricostruisce gli intrecci di interessi «buzziani» intorno al progetto Leroy Merlin. Il gruppo francese voleva finanziare con 10 milioni di euro l'ampliamento del campo nomadi «La Barbuta» in cambio di un terreno adiacente, del Campidoglio, dove aprire un punto vendita. La «dritta» a Buzzi è dell'ex capo segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli, perché del progetto s'era cominciato a parlare con la giunta precedente. A settembre dello scorso anno, Buzzi si mette al lavoro sulla «partita Leroy Merlin», con l'azienda francese come «costruttori - spiega al collaboratore Claudio Bolla - e noi gestiremo la quota dei 10 milioni, che non sarebbero niente male: potremmo proporre immigrati, potremmo proporre emergenza alloggiativa, potremmo proporre il campeggio quello là da Gianni, gli puoi proporre un sacco di roba».
Il 17 settembre il «rosso» apre le danze, mandando un sms all'allora segretario del Pd romano Lionello Cosentino, col quale prende appuntamento. La sua strategia la spiega al collaboratore Guarany: «Allora io ho pensato invece di anda' dai vari assessori che non prendiamo pesci, andiamo direttamente da Lionello e ne parliamo con il sindaco, questa è roba da sindaco (...) Lionello m'ha chiamato subito e m'ha detto “guarda domani mattina alle 9.30”». Cosentino si attiva. Chiede «chi è l'assessore che si deve muovere per primo?», e Buzzi gli spiega che sono «Masini (Paolo, responsabile politiche della periferia, ndr ) con la Cutini (Rita, assessore alle politiche sociali, ndr )», e l'esponente Pd «assicurava che avrebbe interessato il sindaco Marino per dargli un input». In effetti Cosentino fissa un vis à vis con Marino per il 22 settembre.
Lo stesso giorno avviene il contatto. La segreteria di Marino chiama l'uomo che, per la procura, è al vertice di Mafia Capitale. L'intercettazione integrale è nel box al piede in questa stessa pagina. Al telefono c'è Silvia Decina, «capo segreteria di Ignazio Marino» spiega, dando del «tu» all'uomo della coop, confermando che «Lionello» ha passato il dossier «per Ignazio». Il sindaco appena l'ha visto, spiega la donna, ha subito convocato una riunione di staff, perché la questione gli è piaciuta «molto, moltissimo». Così «tanto tanto» che Marino chiede subito al suo gabinetto di seguire l'iter del progetto, scavalcando i passaggi in assessorato in modo da «velocizzare tutto». Una gioia per Buzzi che a quel business teneva molto, e infatti il capo della coop incassa l' endorsement del primo cittadino sul progetto, ringrazia e saluta. Poi corre a informare amici e collaboratori, tra cui Massimo Carminati. Il «cecato», perplesso sulla fattibilità di un cantiere in un campo rom, azzarda un piano B: «Una volta che te portano via tutto gli dici “mo io qui che faccio? Non posso lavora', quindi dammi un altro posto”». I contatti con lo staff del sindaco, però, continuano. Quando i responsabili dell'azienda francese chiedono a Buzzi di «stoppare» la partecipazione dell'assessore Cutini a una conferenza stampa di un'associazione contraria al progetto, il boss della coop chiama Mattia Stella, collaboratore di Marino, chiedendole di fermarla.
E Stella assicura che ci proverà: «Vedo un attimo di intercetta', tanto quella chi ce parla... Ok, ciao, ciao». Alla fine, tra le polemiche per il progetto «segreto», il piano finisce accantonato. A meno di una settimana dagli arresti di dicembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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