Dalle telecamere al dna. Tutte le tracce del branco

Al setaccio i filmati della zona dove è avvenuta la violenza. Il Comune: "Ci costituiremo parte civile"

Dalle telecamere al dna. Tutte le tracce del branco

Sono in quattro. Sono feroci. E hanno le ore contate. Almeno è quello che si augurano gli investigatori della polizia di Rimini che sono sulle loro tracce. E tutti i riminesi che di questa pubblicità non sentivano proprio il bisogno.

Loro sono i quattro della «piadina meccanica». I quattro stranieri, probabilmente nordafricani, due con la carnagione più chiara, due con la carnagione più scura, che sabato prima dell'alba hanno aggredito una coppia di amici polacchi stuprando a turno lei e picchiando duramente lui, al bagno 130 di Rimini, nella zona Miramare, a Sud del capoluogo della riviera romagnola. E che poi poco dopo sulla statale Adriatica, vicino a una discoteca, hanno riservato lo stesso brutale trattamento a un trans di nazionalità peruviana.

Gli investigatori non vogliono dire niente sulle indagini, sulla caccia al branco, parola che non usiamo per cliché giornalistico ma perché si addice a un gruppo di animali. Non vogliono dare vantaggi a quelle quattro belve probabilmente sotto l'effetto di droghe e di alcol che ora si saranno rimpiattati chissà dove. Forse sono ospiti di qualcuno o magari occupano un appartamento, probabilmente campano spacciando, di certo avrebbero meno di 30 anni. Ma l'impressione è che il cerchio attorno a loro si stringa di ora in ora. Ci sono le testimonianze delle vittime, ci sono i filmati delle telecamere installate nei luoghi delle violenze. Ci sono le tracce di dna sugli indumenti delle vittime e su quelli ritrovati sulle scene dei crimini, al vaglio della Polizia scientifica, degli agenti dello Sco e della squadra mobile della Questura riminese, guidata da Maurizio Improta. A Rimini da due giorni il via vai delle volanti è impressionante. ognuna ha, sul cruscotto, la descrizione dei quattro, nessun può dimenticarsi che il bersaglio grosso sono quei quattro nordafricani.

Dai racconti frammentari e sconvolti dei giovani emergono nuovi particolari su quello che è accaduto sabato alle 4 di mattina. I due polacchi, che non sono fidanzati, si erano staccati dal gruppo di amici con i quali avevano trascorso la vacanza italiana e si erano appartati tra le sdraio del bagno 130, ignorando il cartello di divieto di accesso dall'1 alle 5 di notte. A loro si sono avvicinati, sbucati dal nulla, quattro giovani che parlavano un inglese stentato. Inizialmente i nuovi arrivati non hanno manifestato intenzioni aggressive e hanno condotto la coppia verso la battigia deserta. Qui è iniziato l'incubo: il giovane è stato colpito anche con una bottiglia di birra, la ragazza è stata stuprata ripetutamente da tutti e quattro e poi spinta in mare a bordo di un pattino. Poi è toccato al trans peruviano.

Il comune di Rimini si costituirà parte civile contro i quattro del branco. «Rimini è sconvolta per questa notte di violenza improvvisa, inaudita, belluina e crudele - ha scritto il sindaco Andrea Gnassi - e la comunità riminese si costituirà parte civile allorché comincerà il processo nei confronti dei pazzi criminali responsabili di tutto questo». «Quanto accaduto non è un fatto solo criminale ma va oltre ogni confine di umanità.

Rimini è modello nel mondo per la sua apertura e la sua accoglienza, non permetteremo che un gesto di un gruppo criminale metta in discussione questo», spiega l'assessore al Bilancio e alle Pari opportunità, Emma Petitti a nome della giunta regionale.

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