De Benedetti primo debitore Una voragine da 600 milioni

Caso Mps, politica in rivolta: "Soldi pagati da noi". Minzolini (Fi): "Sono inaccettabili le sue false morali"

De Benedetti primo debitore Una voragine da 600 milioni

La notizia è di quelle che non può passare inosservata dalle parti della politica, nel momento in cui il Parlamento mette mano al decreto salvabanche. La Sorgenia, società elettrica della famiglia De Benedetti (fino al riassetto dell'enorme debito che l'ha trasferita sotto il controllo delle banche), figura come primo debitore insolvente del Monte dei Paschi di Siena, per complessivi 600 milioni di euro, come rivela IlSole24Ore. Un fardello che fa notizia, visto che ora lo Stato si appresta a intervenire con la ricapitalizzazione precauzionale di Mps.

Il primo a puntare il dito è Augusto Minzolini: «Sole24Ore: De Benedetti ha succhiato a Mps 600 milioni per Sorgenia. Ora pagati da noi. Adesso inaccettabili morali da lui e dal suo giornale», twitta il senatore in mattinata. Sullo stesso social network interviene anche Danilo Toninelli del Movimento 5 Stelle a polemizzare: «Poi dicono che MPS non è la banca del Pd e del giglio toscano di Renzi».

Decisamente tranchant l'approccio di Maurizio Gasparri: «É uno scandalo, segnato anche emendamenti sospetti da parte del Pd». Duro anche l'azzurro Alessandro Cattaneo: «Dietro al fallimento Mps c'è un pezzo di sistema di potere della sinistra italiana. Responsabilità che hanno nomi e cognomi di persone che dovranno essere chiamate a rispondere personalmente di questo disastro». Sempre dentro Forza Italia c'è chi, come Fabrizio Di Stefano, si prepara a presentare un emendamento per subordinare l'intervento pubblico alla pubblicazione dell'elenco dei debitori. «Il decreto non prevede come far ripagare i danni a chi è stato artefice del debito. Bisogna intervenire». Per il senatore Lucio Malan «Sorgenia evidentemente ha trovato collaborazione dentro la banca, magari da parte di qualche funzionario inflessibile con un piccolo imprenditore o un artigiano insolvente per poche migliaia di euro».

Parole dure arrivano anche da Fratelli d'Italia. Per Giorgia Meloni «la banca di riferimento del Pd presta alla tessera numero uno del Pd centinaia di milioni per salvare una delle sue aziende fallite. Poi il governo Pd salva la banca fallita coi soldi degli italiani. Un classico del capitalismo caro alla sinistra: privatizzare gli utili e socializzare le perdite (degli amici)». Giovanni Donzelli parla di «vicenda indecente». «La verità è che sono sempre pronti a fare i maestrini e i moralisti, ma quando si tratta del proprio portafoglio non esibiscono la medesima sensibilità e il medesimo pudore». E ora anche nella Commissione Finanze del Senato si apre uno spiraglio affinché la «blacklist» venga resa nota.

In realtà i nomi dei grandi debitori continuano a filtrare. Oltre alla Sorgenia c'è la società senese New Colle Srl o il gruppo Fenice della famiglia Fusi o l'Atac di Roma. E poi ancora le partecipate riconducibili nella stragrande maggioranza alla Toscana. Libero cita il gruppo Marcegaglia che sarebbe esposto con la Banca agricola mantovana, controllata da Mps.

Repubblica fa i nomi del Gruppo Merloni e di Alitalia mentre Il Corriere della Sera la famiglia Mezzaroma per poi passare al Comune di Colle Val d'Elsa, nel senese, per il fallimento di una costosa operazione immobiliare. Infine il Sole24ore cita Gianni Punzo con la sua Cisfi Spa che avrebbe titoli in pegno con la banca senese per un ammontare complessivo di 11 milioni di euro.

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