Delfini e topi

Credevano di essere delfini e invece sono topi. Ora qualcuno dice che Berlusconi è rimasto solo. Ma siamo sicuri che non sia quello che volesse?

Delfini e topi

Credevano di essere delfini e invece sono topi. Pensano che la nave stia affondando e si buttano in mare. Ma qualche volta anche i topi sbagliano. È quello che sta accadendo nel centrodestra, da tempo. Casini, Fini, Alfano hanno scommesso sul tracollo di Berlusconi e sono finiti in alto mare, con l'acqua alla gola, aggrappati a qualche poltrona governativa o imbucati con percentuali da partitini accattoni o scomparendo in qualche casa di Montecarlo. E ora tocca a Fitto. Il più lesto a lasciare fu Pierferdinando Casini, all'eterna ricerca di un piccolo centro, con l'illusione di poter contare qualcosa quando c'è da spartirsi un sottosegretario. Al momento il partito di Pierfurby secondo i sondaggi è sotto la linea di galleggiamento dell'uno per cento, esattamente si trova allo 0,9%. Per inventarsi uno straccio di sostanza politica l'Udc si è sposata con il Nuovo centrodestra, che porta in dote un mirabolante 2,8 per cento. Insomma, insieme, non fanno neppure il quattro per cento. Il paradosso è che Casini nel 2012 lanciò un progetto ambizioso: l'idea di un partito della nazione. Buona idea. Ma non a misura di Casini. La sta realizzando Renzi, con Pierferdinando e Angelino comparse.

Chi lascia Berlusconi alla fine non lo fa per puntare a grandi orizzonti ma si accontenta di piccoli feudi elettorali. È una visione perlomeno micragnosa della politica, ma alla fine ognuno va in cerca del proprio destino e del vestito più adatto. Non si sta sulla scena per contare, per una visione, ma per una partecipazione (statale). È un destino che forse aspetta anche Raffaele Fitto, ras pugliese, dove conta di far valere le proprie truppe cammellate, ma che a livello nazionale può aspirare al massimo a un due per cento. La misura come si vede è sempre quella. A nessuno a quanto pare è servita la lezione di Fini, il più ambizioso della truppa (vi ricordate Futuro e libertà?). Con quel suo «che fai mi cacci» sognava una stagione da leader e non da eterno secondo. Qualcuno al Quirinale e a sinistra gli aveva fatto credere a una poltrona a Palazzo Chigi. Si è ritrovato ai giardinetti.

Almeno Alfano ha trovato la propria dimensione, quella del gregario.

Ora qualcuno dice che Berlusconi è rimasto solo. Ma siamo sicuri che non sia quello che volesse? Buttare le zavorre è il modo migliore per non affondare. E ricominciare.

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