Quella di Forza Italia sulla legittima difesa è una sfida garantista alla Lega, prima che al M5s. Gli azzurri presentano sia alla Camera sia al Senato una proposta di legge su uno dei cavalli di battaglia salviniani e alla conferenza stampa a Montecitorio Elio Vito annuncia: «Sarà il primo punto di attuazione del programma di centrodestra».
Perché il Carroccio, ora che sta al governo, non fa nulla su questo che è un tema «suo» e della coalizione? La domanda implicita ha anche una risposta: perché il patto tra le due forze impone di non prendere iniziative legislative senza la firma di ambedue. Ed evidentemente, i grillini frenano.
Lo dice anche la dichiarazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, in audizione al Senato. Da un lato, riconosce la «priorità» del tema, dall'altro avverte: «Non riguarda solo la sicurezza ma anche la giustizia».
Come dire a Matteo Savini, titolare dell'Interno, che la competenza è sua. In questo duetto, che porta all'immobilismo, Fi s'incunea da terzo incomodo, con la sua proosta di legge sul «diritto di difesa» come «reazione a un crimine». Si lamenta Enrico Costa: «Abbiamo già chiesto due volte in commissione Giustizia che venga calendarizzata e ci hanno detto di no. Forse ci sono frizioni nella maggioranza sul tema. Ma noi andiamo avanti in questa battaglia». Per la presidente dei senatori di Fi, Anna Maria Bernini, «nel vuoto totale di proposte di una maggioranza che chiacchiera, litiga e promette, Fi fa politica e detta l'agenda di governo. Prima sui voucher, poi sulla legittima difesa». E oggi picchierà duro sulla Flat tax, con una pdl cui hanno lavorato Renato Brunetta e Mara Carfagna. Altro tema sul quale la Lega si muove con difficoltà, per il controcanto grillino sul reddito di cittadinanza.
La capogruppo di Fi alla Camera, Mariastella Gelmini, entra nel merito: «Niente giustizia fai-da-te. Vogliamo riconoscere la difesa come un diritto vero e proprio e invertire l'onere della prova: vogliamo affermare che la difesa sia sempre legittima. E togliamo la proporzionalità per chi si difende in casa o in ufficio. Inoltre, vogliamo che lo Stato riconosca le spese legali e dia un sostegno economico al cittadino offeso». Insomma, nessun eccesso colposo di legittima difesa se il criminale entra in casa, in negozio, in ufficio.
A Montecitorio per illustrare il provvedimento sono schierati in tanti e di peso. Oltre alle due capigruppo, il portavoce Mulè, Sisto, Vito, Gasparri, Zanettin, Mallegni. La «rivoluzione copernicana» della pdl nasce da un'impostazione liberale, da un radicale cambio di prospettiva. «C'è un diritto alla paura e una legittima volontà non solo di non essere brutalizzati o picchiati, ma anche di tutelare i propri beni», spiega la Bernini.
Il partito di Silvio Berlusconi riprende la bandiera del garantismo e fa pressione sull'alleato leghista. E dal Carroccio qualcuno coglie la palla al balzo. «Le parole del ministro Bonafede confermano l'importanza della legittima difesa, da sempre battaglia fondamentale della Lega.
Bene ha fatto il ministro a sottolineare che tra le priorità di questo governo ci sia proprio la tutela della sicurezza dei cittadini onesti nelle proprie case», dicono in coro il sottosegretario alla Giustizia, Morrone e i capigruppo della Lega di Camera e Senato Molinari e Romeo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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