Matteo Renzi fa sapere che non vuole tra i piedi gente anche solo sfiorata da inchieste giudiziarie e annuncia un nuovo quanto inutile giro di vite contro corruzione e corrotti e corruttori. Per molti si tratta di una condanna a morte del ministro Maurizio Lupi, fedelissimo di Alfano, non indagato ma già sputtanato dalle intercettazioni diffuse con la solita generosità dalla procura che indaga sugli appalti del ministero delle Infrastrutture. Sono amico di Maurizio Lupi da trent'anni e non smetterò di esserlo adesso. Ne conosco l'alto tasso di ambizione che a tratti diventa arroganza e che l'ha portato a fare l'errore politico madornale di tradire Berlusconi e mettere la sua non poca intelligenza al servizio di Alfano. Su questo non gli ho risparmiato critiche e lui, legittimamente, se l'è presa. Ma mai, in tanti anni, ho dubitato della sua onestà personale, so distinguere un errore da un furto, una leggerezza da una propensione a delinquere. Maurizio Lupi, per quello che ne so e per il poco che conta la mia opinione, non è un bandito, anche se ha fatto parte di sistemi politici ed economici ad alto tasso di mascalzoni.
Ora, dicevamo, Renzi vuole la sua testa per darla in pasto all'opinione pubblica ed acquisire un'altra medaglia. Dicono che Alfano non farà grandi resistenze, prima che caccino anche lui. E questo non mi sorprende. Al moralizzatore Renzi vorrei invece chiedere qual è la differenza tra la posizione di Maurizio Lupi e quella di Giuliano Poletti, potente ex capo delle Coop rosse e attuale ministro del Lavoro, travolto - con tanto di documentazione fotografica - dal fango della recente inchiesta della cupola mafiosa di Roma. Entrambi non sono indagati, entrambi sono stati beccati in cattive compagnie (per la verità quelle di Poletti erano ben peggio di quelle di Lupi) ma uno solo, Lupi, diventa impresentabile al primo squillo di procura. E ancora. Al moralizzatore Renzi vorrei chiedere come mai non ha nulla da dire che un sindaco condannato in primo grado, De Luca, possa tranquillamente partecipare e vincere le primarie del Pd per diventare governatore della Campania (anzi, per lui il governo sta studiando una leggina che smacchi la Severino). Domande stupide.
Poletti non si può cacciare perché altrimenti le Coop a Renzi lo fanno nero, De Luca neppure perché è una bandiera del Pd campano e da quelle parti è meglio non fare i gradassi. Corruzione ed etica, insomma, anche nell'era Renzi sono concetti relativi: dimmi di chi sei e ti dico quanto sei impresentabile. Povero Lupi, ma anche povero Renzi.
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