Cronache

Dio neutro, senza genere. Il politicamente corretto arriva persino in paradiso

La chiesa di Svezia stravolge la teologia. Ma la differenza è l'essenza stessa della vita

Dio neutro, senza genere. Il politicamente corretto arriva persino in paradiso

Questa, se l'avesse saputa Checco Zalone, non gli sarebbe sfuggita e ne avrebbe fatto una scenetta memorabile. Il politicamente corretto, in omaggio al gentil sesso, ha pensato di devastare con la sua stupidità anche la teologia. Dio è anche donna, non solo uomo: un Dio neutro. È l'ultima trovata, non di qualche politico in cerca di visibilità, ma della chiesa di Svezia. Insomma, non ci si deve rivolgere a Dio nominandolo «Signore» o «Lui», ma attraverso perifrasi che non denotino il genere maschile. L'unica espressione - per non girare intorno a questa scemenza - sarebbe proporre Dia/o. Probabilmente è stato pensato, ma non si è ancora trovata la spudoratezza per pronunciarlo (tecnicamente complicato).

Ovvio che i teologi abbiano subito sollevato un'elementare questione riguardante la Trinità, osservando che «non è una bella cosa se la chiesa di Svezia non rispetta il patrimonio teologico comune». Ma questi saranno problemi che riguarderanno la dottrina; ciò che appare sconcertante è la diffusione di una cultura con una pretesa aggressiva nei confronti della Storia e di culture consolidate, che viene spacciata per libertaria e rispettosa dei diritti delle donne.

Nella coscienza collettiva è sempre più manifesta l'esigenza di equilibrare i rapporti tra uomini e donne, ed è anche indiscutibile che in alcune realtà della società occidentale/orientale ci siano resistenze affinché quell'equilibrio raggiunga risultati accettabili da entrambe le parti, ma il cammino della parità è tracciato e va percorso. Ma, anche se la strada è conosciuta, ci sono i fenomeni che vogliono fare scorciatoie per mostrarsi più bravi degli altri e fanno, ovviamente, fatica a comprendere un paradosso (apparentemente un paradosso) che spiega come le eguaglianza si basino sulle differenze. La differenza rappresenta il senso stesso della vita: è il segno della nostra inviolabile identità che tutti devono rispettare. Senza differenze e senza il rispetto delle eguaglianze, che abitano proprio là dove esistono differenze, c'è la morte, il niente, sia da un punto di vista biologico sia ideologico.

Se studiamo le civiltà del pianeta Terra, è facile constatare come queste si siano sviluppate nella competizione tra differenze culturali e ricerche di nuovi equilibri egualitari, tuttavia nel rispetto delle identità e contrastandone la loro sopraffazione. Oggi, i processi di globalizzazione, le incertezze delle appartenenze religiose, sociali, sessuali da un lato generano importanti ricerche sociologiche e politiche, dall'altro esibiscono la manifesta stupidità di chi non è capace di rimanere silenziosamente imbecille. Di quest'ultima circostanza Checco Zalone, appunto, ha fatto delle rappresentazioni da studiare a scuola per evitare ai nostri figli ciò che dicono o fanno i loro padri.

Studiare perché è doveroso imparare a essere orgogliosi della propria identità genetica e storica, perché quando si perde l'orgoglio di questa consapevolezza si scivola in una offensiva banalità che umilia proprio chi si vorrebbe difendere.

La presa di posizione della Chiesa svedese è gravissima: sulla questione teologica ci penseranno i teologi; per milioni di cristiani si tratta di una volgarità che li offende nella loro fede.

Passiamoci sopra e prepariamoci! Sappiamo che il peggio deve sempre arrivare, e con quel po' di umorismo che ci dà la consapevolezza della nostra religione e della nostra inviolabile identità, aspettiamo con trepidazione la proposta parlamentare di introdurre per legge le quote rosa tra angeli e santi del Paradiso.

Commenti