Venezia - A una settimana dalla rivolta di Conetta, nel veneziano, si contano i danni e lo scenario è a dir poco impressionante.
Radiatori e stufe staccati, telecamere distrutte, rubinetti rotti, impianti danneggiati, arredi dei bagni devastati, infrastrutture deturpate, tubature dell'acqua scardinate, tende squarciate, caldaie bloccate e sporco ovunque.
Come, in due giorni, i richiedenti asilo dell'ex base militare di Conetta siano riusciti a partorire una simile devastazione, non se lo spiega nemmeno Simone Borile, direttore del centro di prima accoglienza ed ex «boss» della cooperativa Ecofficina, ora divenuta Edeco che gestisce la struttura: una cooperativa finita sotto inchiesta, a maggio scorso, per truffa aggravata e falso materiale. «È tutto disastrato spiega Borile a Il Giornale non abbiamo ancora fatto la stima dei danni, ma ammonteranno a oltre centomila euro, solo una tenda vale trentamila. Per due giorni le persone ospitate nel centro hanno tenuto bloccate le uscite, non consentendo il rifornimento di gasolio. Hanno cannibalizzato la struttura, si sono costruiti capanne, hanno staccato perfino i termosifoni elettrici dei bagni per portarseli nelle tendopoli, attaccandoli alle prese della corrente. Hanno distrutto le telecamere, di quattordici hanno lasciato integre solo quelle inutili».
«Hanno rotto le prese elettriche, staccato i moduli, danneggiato gli impianti del gas, rotto i rubinetti, calciato e tagliato i tubi dell'acqua, staccato le caldaie e una l'hanno distrutta - prosegue Borile -. Abbiamo dovuto rifare le prove di pressione agli impianti. Una tenda è stata tagliata e ora l'abbiamo dismessa. In due giorni si sono portati mille cose per farsi da mangiare. Per non parlare del fatto che bloccando l'energia elettrica il primo giorno, alcune tubazioni sono scoppiate per il gelo (in Veneto in questi giorni si è arriva a 7 gradi sotto zero, ndr)».
Insomma uno scenario inverosimile, ma nonostante i danni e nonostante la rivolta dove, nella notte tra lunedì e martedì scorso, 25 operatori sono rimasti «sequestrati» all'interno del campo perché i profughi avevano bloccato le uscite, Simone Borile minimizza.
«Non è stata una rivolta dice - non mi sento di criminalizzarli, me la prendo con quelli che hanno bloccato i servizi. Non è vero che sono dei delinquenti, dei rivoltosi. La colpa non è nostra, abbiamo partecipato a una gara per 540 posti, ce ne siamo trovati 1.200 (fino all'altro giorno erano quasi 1.500 a Conetta, ndr)».
E intanto chi si è trovato bloccato all'interno dei container ha paura e parla di non voler tornare al lavoro. Qualcuno si è messo in malattia e altri parrebbero già aver annunciato le dimissioni.
«Ero tra gli ostaggi lunedì sera spiega Verena alla stampa
locale e ho avuto paura. Sarà la Procura a decidere se si sia trattato o meno di sequestro, ma io così l'ho vissuto».«Prima degli incidenti la situazione era già esplosiva, figuriamoci adesso...», aggiunge un altro testimone.
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