Un dolore lancinante. Franco Mugnai, 64 anni, avvocato di Castell'Azzara, ex senatore di An e poi Pdl, fino al 2013, che subentrerà a Altero Matteoli, morto nella trappola dell'Aurelia, è distrutto. Mentre va a Roma alla Fondazione di An della quale è presidente emerito, la sua voce si rompe per la commozione, ricordando l'amico di tutta una vita.
Mugnai, come si sente a dover ricoprire quel seggio?
«Non ne voglio parlare. Ne avrei fatto volentieri a meno. È per me un dolore troppo grande andare a ricoprire quel seggio. L'ultimo dei miei pensieri».
A cosa pensa?
«Mi sto occupando delle questioni di rito per conto dei familiari. Cerco di sollevarli dalle incombenze di questo momento, ad esempio l'autopsia che si svolgerà domattina (stamani, ndr) alle 9, il nulla osta per portare la salma a Roma e l'apertura della camera ardente in Senato giovedì».
Come ha trovato i familiari?
«Ovviamente sono distrutti perché Altero, sia per la sua famiglia che per tutti gli altri, era un punto di riferimento molto forte. Al di là dello smarrimento del primo momento, sono certo che il grande senso di vuoto lo avvertiremo nella quotidianità perché, come succede sempre in questi casi, si apprezzano sempre di più coloro che non abbiamo più vicino».
Da quanto durava la vostra amicizia?
«Da 40 anni. Gli sono stato a fianco in una parte significativa della mia vita. Dal Movimento sociale italiano con Giorgio Almirante, fino ad oggi. Il nostro era un rapporto molto particolare».
Quali ricordi le vengono in mente?
«Altero era soprattutto un grande toscano, innamorato profondamente della propria terra, molto equilibrato e concreto, con un grande senso delle istituzioni. Una grande passione politica e per la politica che lo animava in tutte le cose che faceva. La politica è ciò che ha sempre fatto con grande convinzione e partecipazione. Lo ricorderò per la sua grande correttezza, qualità per la quale veniva rispettato anche dagli avversari, anche più lontani politicamente. Ecco perché il cordoglio è arrivato da tutte le parti in maniera sincera e unanime».
Senza di lui cosa perde la politica?
«Era capace di ricucire i rapporti, di mantenerli vivi, non ha mai cercato inutili contrapposizioni e anche in questo senso mancherà a tutti perché ha sempre messo a disposizione degli altri la sua straordinaria esperienza politica».
Se dovesse usare un'espressione per definirlo?
«Direi che Altero è caduto sul campo come un grande guerriero, se considera che un uomo di 77 anni stava guidando da solo per venire da Roma in Toscana e partecipare a manifestazioni politiche, sia in contesti di dimensione nazionale, sia in contesti minori come la cena di Forza Italia a Montecarlo (Lucca) dove era diretto. Perché Altero, oltre che umile, era un uomo di straordinaria presenza».
Che cosa intende?
«Sono convinto che anche l'altra sera sarebbe arrivato con dieci minuti di anticipo rispetto a tutti gli altri perché era anche un uomo di straordinaria puntualità. Anche quando ha rivestito i ruoli più importanti, non c'è stata manifestazione politica alla quale dovesse partecipare, dove non sia arrivato prima degli altri. Non si è mai fatto attendere come una prima donna, dote molto rara in politica».
Ricorda un aneddoto che vi riguarda?
«Vede, Altero tifava Juventus almeno quanto io tifo Inter. Era capace di chiamarmi alle 3 di notte dagli Stati Uniti se la Juve aveva vinto e l'Inter perso. Una volta mi convocò d'urgenza a Roma.
Partii di corsa pensando a quale questione mi avrebbe mai sottoposto. Una volta arrivato al Senato, lo trovai davanti al suo bel servizio da caffè della Juve che aveva nel suo ufficio: voleva farmi bere da quelle tazzine. Altero era anche questo».
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