Don Gabriele coi genitori "Qui è un prigioniero Ma non è ancora finita"

Don Gabriele coi genitori "Qui  è un prigioniero Ma non è ancora finita"

Don Gabriele Brusco è la persona più vicina, se si escludono i genitori, al piccolo Alfie Evans, il bambino di 23 mesi affetto da una malattia neurodegenerativa, che rischia di morire perché i giudici hanno disposto il distacco dai macchinari che lo tenevano in vita. Il sacerdote italiano che è parroco al santuario di Nostra Signora a Londra non ha mai lasciato la stanza del piccolo, sostenendo i genitori e pregando per Alfie.

Il telefono di don Gabriele squilla in continuazione; «Alfie sta bene, è stazionario dice al Giornale ma ora stiamo attendendo con ansia la sentenza». Passano poche ore e la sentenza arriva: respinto il ricorso dei genitori che chiedevano ai giudici di poter portare Alfie in Italia. Una doccia fredda. «Non è di certo quello che ci aspettavamo risponde don Gabriele interpellato nuovamente ma ancora non è finita. Devono fornire le motivazioni e non è detta ancora l'ultima parola. Noi ce la mettiamo tutta».

Il sacerdote non perde la speranza e confida in un miracolo. «Quando è stato disintubato, praticamente Alfie doveva morire. Avevano 6 ore di tempo nel sistema inglese per farlo morire. E lui non è morto dice in una intervista a TV2000 -. Per questo sono stati obbligati a ridargli l'alimentazione e l'acqua. Ora Alfie sta lì, sta bene ma è debole poiché non è stato abituato a respirare da solo per vari mesi perché attaccato al respiratore artificiale. Si sta riallenando a respirare».

«Per nessuna persona aggiunge don Gabriele questo sarebbe un trattamento degno. Anche se i medici e gli infermieri si comportano con molta professionalità, cercano di essere sereni, sono sorridenti, parlano a voce bassa. Cercano di comprendere con la ragione, dove la ragione è impossibile da comprendere».

«Umanamente parlando prosegue il sacerdote fin dall'inizio sembrava una situazione impossibile. Sarebbe servito solo un miracolo. E fin dall'inizio ho pregato per il miracolo. Di fatto ci sono stati tanti piccoli miracoli. Anche se noi ci aspettiamo il grande miracolo cioè che venga in Italia o che comunque possa uscire da questo ospedale. Purtroppo lui è prigioniero. Forse è un termine pesante ma di fatto l'ospedale non lo vuole far uscire vivo. Per loro potrà uscire solo da morto».

Poi il racconto si fa ancora più commovente. Lui, don Gabriele, ha impartito la cresima e l'unzione degli infermi ad Alfie.

«I genitori racconta - molte volte vogliono che metta una mano sulla testa del bimbo e mi chiedono di pregare per lui. Nella sua stanza ci sono tanti orsacchiotti, croci e rosari». La telefonata si chiude con una richiesta di preghiera. È l'unica arma a cui Alfie può ancora aggrapparsi.

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