Qualcuno, magari, conierà pure il termine «ominicidio». Ma il neologismo, tardivo, stenta a rincorrere i tempi. Fulminei, impercettibili come un neutrone che attraversa il corpo, le vite in una lastra di «passati imperfetti» osservati in un distorto «futuro presente». «Anche le donne sono malvagie»- scriveva sulle colonne di questo Giornale Karen Rubin. Non è questione di dati, drammatiche statistiche o percentuali granguignolesche. No, basta la percezione.
In un paio di settimane tre donne hanno ammazzato i rispettivi compagni. Notizie passate inosservate. Nessuno ha gridato, nessuno nemmeno si è posto il perché. Ciò che muta andrebbe fotografato.
Ecco le istantanee. Bolzano, 22 marzo: Ester Quici, 34 anni, massacra a coltellate il convivente, Alessandro Hauschreck, sedici anni più anziano. L'ha davvero aggredita? Voleva ucciderla? Così assatanato da entrare in «rotta di collisione» venti volte con la lama che lo trafiggeva. Sei giorni più tardi stessa fine tocca a un imprenditore di Piacenza, Giovanni Mutti, 64 anni. La moglie lo ha affettato con un coltello da cucina, un colpo solo al petto. «Voleva strangolarmi», si è difesa. Il giudice l'ha lasciata a piede libero.
L'altra sera, siamo a Milano, una ballerina lituana di 27 anni, ha ammazzato il convivente ucraino davanti a una bambina di due anni. Ancora una coltello, una pugnalata precisa, al cuore.
Motivi passionali, spiegano gli investigatori. La lite sarebbe nata perché lui, operaio in un'impresa di pulizie, le aveva chiesto per l'ennesima volta di smettere di lavorare nei night. Ma lei giura: «Mi sono difesa». Magari si scopre che la violenza non ha sesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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