Donne, stupri e stranieri. Il silenzio clandestino che inchioda la Boldrini

Il presidente della Camera tace su Rimini. Meloni: "Nulla da dire sui vermi magrebini?"

Donne, stupri e stranieri. Il silenzio clandestino che inchioda la Boldrini

Laura Boldrini sullo stupro di Rimini adotta la linea del silenzio. Una scelta mediatica che con il passare dei giorni diventa sempre più pesante, suscita stupore e scatena polemiche, visto che un intervento di condanna da parte della figura femminile che ricopre la più alta carica dello Stato di fronte a un crimine tanto efferato sarebbe apparso opportuno.

L'affondo più deciso arriva da Giorgia Meloni. «Lo chiedo da donna, da madre e da cittadina: veramente Laura Boldrini, la donna che ricopre il più alto incarico della Repubblica Italiana, non ha nulla da dire sui gravissimi stupri di Rimini commessi da un branco di vermi magrebini? Veramente, in nome della difesa ideologica dell'immigrazione di massa, è disposta ad accettare la violenza sessuale come un «male necessario» del multiculturalismo?» scrive su Facebook Giorgia Meloni. A quel punto il focus della polemica, da parte degli esponenti di centrosinistra, subisce una rivoluzione di 360 gradi e nel mirino finisce la presidente di Fratelli d'Italia.

Maurizio Lupi, ad esempio, punta il dito sul richiamo alla provenienza degli stupratori. «Vermi magrebini? Ma la Meloni si rende conto di che cosa dice? Uno stupratore è tale indipendentemente dalla sua nazionalità. O vogliamo veramente credere all'equazione migrante=stupratore?». Ci va giù duro anche Valeria Valente del Pd che ritiene che dalla Meloni arrivi «una subcultura che avvelena la società. Deleteria, sbagliata e controproducente è qualsiasi equazione tra migranti e stupratori. Dobbiamo combattere con il massimo di determinazione questa subcultura che pensando di parlare alla pancia del Paese sta invece avvelenando i pozzi della nostra civiltà e della nostra cultura».

Alla fine, mentre sulle agenzie si moltiplicano dichiarazioni e commenti, prende la parola anche la presidente della Camera, in una intervista a repubblica.it. Il colloquio, però, non è incentrato sul caso di Rimini ma sulle accuse rivolte alla Boldrini stessa. «Dibattito agghiacciante, come se la gravità della violenza dipendesse da chi la mette in atto e da chi la subisce. Stiamo toccando il fondo. La mia condanna è ovviamente incondizionata, a prescindere da chi sarà ritenuto colpevole. Non faccio dichiarazioni di condanna su ogni singolo episodio. Non è il mio lavoro, di professione non commento gli accadimenti del giorno». Insomma nessun accenno alla necessità di coniugare l'accoglienza a tutti i costi con il massimo rigore sulla sicurezza.

Da destra gli attestati di solidarietà a Giorgia Meloni non mancano. «Mi sorprende l'attacco frontale di Maurizio Lupi alla presidente di Fratelli d'Italia» dice Fabio Rampelli. «È persino superfluo sottolineare che ci sono ladri, serial killer, pedofili a tutte le latitudini geografiche, purtroppo. Ma è un fatto che i protagonisti dell'episodio specifico di violenza brutale siano immigrati di nazionalità magrebina. La coda di paglia dei distruttori della civiltà occidentale è tale da richiedere l'omissione della nazionalità degli artefici di un reato?». Duro anche Francesco Storace. «Agghiacciante attacco della sinistra alla Meloni. Vietato definire vermi magrebini gli stupratori magrebini di Rimini. Li chiamano risorse». Infine Ignazio La Russa sul Secolo d'Italia. «L'appello di Giorgia Meloni alla Boldrini di alzare la voce contro lo stupro per cui sono ricercati 4 magrebini che - se colpevoli - definire vermi è un complimento, non è caduto nel vuoto.

Peccato che anziché parole di vera indignata condanna, diversi variopinti esponenti della sinistra boldriniana, abbiano preferito cercare di rigirare la frittata attaccando la Meloni sperando di chiuderle la bocca e arrivando ad annunciare ridicole e improponibili interrogazioni che, guarda caso, toccherebbe sulla ammissibilità, proprio alla Boldrini valutare».

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