La doppia velocità nella trattativa. Il premier a Matteo: questi non scherzano

Salvini pronto a rompere. Ma Conte frena: non possiamo fare come ci pare

La doppia velocità nella trattativa. Il premier a Matteo: questi non scherzano

Resta, inevitabilmente, un «governo a due velocità». Con Giuseppe Conte che atterra a Bruxelles e cerca di rassicurare la Commissione Ue sulle buone intenzioni dell'Italia decisa a evitare la procedura d'infrazione. E Matteo Salvini che da Roma torna ancora una volta a puntare il dito contro i vincoli europei. Uno spartito non certo nuovo, ma che forse almeno ieri - vista la delicata giornata del premier a Palazzo Berlaymont - poteva non essere suonato.

Il vicepremier, invece, ci tiene a non perdere colpi. E vuole restare coerente alla sua linea euroscettica. D'altra parte, è anche grazie alle sue posizioni critiche verso Bruxelles e i vincoli comunitari che le Europee dello scorso 26 maggio lo hanno politicamente consacrato leader indiscusso del governo gialloverde. Così, all'allarme dell'Istat secondo cui il Pil italiano rischia una «contrazione elevata» nel secondo trimestre del 2019, il vicepremier replica rimandando la palla in Europa. «A Bruxelles sappiano che taglieremo le tasse a lavoratori e famiglie a prescindere dal parere di qualche burocrate. Il futuro dei nostri figli - dice Salvini - viene prima di ogni vincolo deciso a tavolino». Parole che rimbalzano alla Commissione Ue proprio mentre la lettera di Conte è all'esame della diplomazia europea. Una valutazione più complessa del previsto anche perché Palazzo Chigi ha inusualmente inviato solo la versione italiana e non, come prevede un protocollo ormai rodato, anche il testo in inglese (che arriverà solo in serata). Solo sfumature, certo. Che non cambiano nella sostanza l'approccio piuttosto scettico della Commissione Ue. «Prenderemo in considerazione la risposta di Conte, ma in questo momento una procedura per debito resta giustificate», dice il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. D'altra parte, a Bruxelles pare non abbiano troppo gradito la sortita di Conte che si è detto «pronto ad appoggiare un presidente della Commissione che ridiscuta le regole Ue». Perché quelle regole, replica Moscovici, «non sono negoziabili». La trattativa, insomma, parte in salita. Anche perché nonostante gli sforzi del premier mancherebbero all'appello ancora tre miliardi su cui l'Europa non pare intenzionata a fare concessione. Ed è questo il messaggio che Conte ha voluto recapitare a Salvini: «Guarda che stavolta non si scherza, qui fanno sul serio. Non possiamo fare come ci pare...». Insomma, al di là delle dichiarazioni pubbliche, secondo Conte la procedura d'infrazione è una eventualità concreta.

Come Salvini si regolerà davanti al warning del premier tutto da vedere. Anche perché sono giorni che il leader della Lega alza l'asticella su tutti i fronti. Non solo quello della trattativa con l'Ue per evitare la procedura di infrazione, certamente il tema chiave dell'agenda di Palazzo Chigi e su cui si concentrano le attenzioni di un Quirinale vigile ma preoccupato. Dopo l'affondo su Roma e la sindaca grillina Virginia Raggi, ieri Salvini ha nuovamente spinto l'acceleratore sull'autonomia regionale tanto cara alla Lega e per nulla gradita al M5s. Il ministro dell'Interno ha infatti incontrato il governatore Veneto Luca Zaia, uno dei principali sostenitori del provvedimento, e - con tanto di foto postata su Istagram - ci ha tenuto a far sapere che sul punto ormai «non si torna più indietro». Insomma, un modo per far sapere a Luigi Di Maio che ormai non sono più possibili rinvii.

E forse l'ennesimo tentativo di mettere all'angolo il M5s cercando di arrivare a quell'incidente che possa accendere la miccia della crisi e portare così ad elezioni anticipate. Se si votasse nei prossimi mesi, infatti, Salvini avrebbe la strada spianata per Palazzo Chigi. Più avanti, e dopo una manovra che sarà comunque lacrime e sangue, chissà.

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