L'Italia fa un passo avanti verso la civiltà. La Camera l'altra sera ha approvato a voto segreto il testo unico che introduce il doppio cognome nell'ordinamento italiano. Se il provvedimento otterrà il via libera dal Senato, cadrà l'obbligo del cognome paterno e ci sarà libertà di scelta. La proposta di legge ha così adeguato il nostro ordinamento alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 7 gennaio scorso, che aveva condannato il nostro paese per violazione dei diritti umani
Le novità sono importanti e segnano un confine netto con il passato. Se arriverà il «si» da Palazzo Madama, alla nascita il figlio potrà avere il cognome del padre o della madre o tutti e due. Se però non vi è accordo avrà quello di entrambi, ma in ordine alfabetico. Stessa regola per i figli nati al di fuori del matrimonio, riconosciuti però dai due genitori. E qualora ci fosse un riconoscimento tardivo da parte di uno dei due, il cognome si aggiunge solo se vi è il consenso dell'altro genitore e dello stesso minore se quattordicenne. Stesse regole, ma con qualche aggiustamento, anche per i bambini adottati. Il cognome (uno soltanto) da anteporre a quello originario è deciso concordemente dai coniugi e si procederà per ordine alfabetico in caso di disaccordo. Chi ha due cognomi, poi, potrà trasmetterne al pargolo solo uno, a sua scelta e i maggiorenni possono scegliere con una semplice dichiarazione all'ufficiale di stato civile se aggiungere il cognome dell'altro genitore.
Le nuove norme, però, non saranno immediatamente operative: l'applicazione è subordinata all'entrata in vigore del regolamento che deve adeguare la legge all'ordinamento dello stato civile. Soddisfazione è stata espressa ieri da una larga fascia del panorama politico. «Con il riconoscimento della pari dignità della donna all'interno della coppia genitoriale si compie un passo avanti», commenta Titti di Salvo, capogruppo di Libertà e Diritti-Socialisti Europei. Per Sofia Amoddio del Pd la legge approvata supera il vecchio retaggio provinciale e facilita la trasformazione culturale.
Di passo avanti importante parla anche la presidente della Camera, Laura Boldrini. «Non solo perché adegua l'ordinamento italiano a quello di altri paesi europei - evidenzia - ma perché migliora la nostra legislazione in termini di diritti delle persone». «Ora il Senato deve fare la sua parte sottolinea Pia Locatelli (Psi) - speriamo che il provvedimento non si impantani come è accaduto per quello sul divorzio breve o sull'omofobia, in attesa di essere discussi dalla Senato da un anno».
Ci sono, però, anche voci fuori dal coro. «Ci sta benissimo che si scelga indifferentemente il cognome - dichiara Lorenzo Dellai, del gruppo Per l'Italia. Ma la legge approvata prefigura un quadro tecnicamente confuso e va molto al di là di quanto richiede la stessa citata normativa europea.
Il motivo più importante del nostro voto contrario deriva però dal fatto che non condividiamo per niente le priorità che sembrano prevalere nella maggioranza e nell'opposizione. Perché milioni di famiglie con figli, moltissime stremate dalla crisi, aspettano ancora politiche europee in termini di servizi alla maternità e all'infanzia nonchè sgravi fiscali non simbolici».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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