Dramma baby-migranti. Cinquemila minori spariti dal nostro Paese

Sbarcati sulle coste italiane nel 2015, non sono accompagnati né identificati. E finiscono in mano a trafficanti e sfruttatori sessuali

Dramma baby-migranti. Cinquemila minori spariti dal nostro Paese

L'accusa è terribile. A lanciarla, mettendo implicitamente sotto accusa il nostro governo, ci pensa il capo di Europol Brian Donald che in un'intervista pubblicata domenica scorsa dal britannico Observer dà ufficialmente per scomparsi oltre 5000 dei 12.282 minori non accompagnati approdati in Italia nel 2015 assieme al resto dei migranti. Cinquemila piccoli desaparecidos che, stando al capo di Europol sono, in alcuni casi, finiti nelle mani di strutture criminali e avviati alla prostituzione o alla schiavitù sessuale.Ma com'è possibile che cinquemila ragazzini scompaiano nel nulla? E soprattutto com'è possibile che le nostre autorità non abbiano vigilato sul loro destino quando decine di servizi giornalisti dedicati agli sbarchi sulle nostre coste segnalavano il numero crescente di questi giovani migranti non accompagnati? La risposta a questo piccolo mistero - come ha scoperto Il Giornale - è semplice quanto sconsolante. La scomparsa di questi minori è figlia del sensazionalismo buonista che da una parte esibisce i loro casi per giustificare un'accoglienza senza regole, ma dall'altra evita, nel nome dello stesso buonismo, di identificarli e sottoporli a misure di controllo permettendo loro di circolare in totale libertà. Un lassismo che li espone alla minaccia di organizzazioni criminali, trafficanti di uomini e sfruttatori sessuali.Ma partiamo dall'inizio, ossia dagli oltre 5000 scomparsi a fronte di un totale di 12.282 minori non accompagnati sbarcati sulle nostre coste nei dodici mesi del 2015. «Per capire chi siano quei 5mila scomparsi basta esaminare i dati sugli arrivi nel nostro paese di ragazzini siriani, somali, eritrei e palestinesi senza genitori. I ragazzini appartenenti a queste nazionalità - spiega al Giornale Michele Prospero portavoce per l'Italia di «Save the Children Found» - sono quelli con percentuali di allontanamento o scomparsa più alta perché puntano a raggiungere parenti o amici già stabilitisi in Svezia, Inghilterra o altri paesi del nord Europa. Se sommate gli arrivi, registrati nel 2015, di 3089 ragazzini eritrei, 694 siriani, 1296 somali e 261 palestinesi il totale fa 5.340 e corrisponde esattamente al numero di scomparsi denunciati da Europol». La soluzione dell'equazione non elimina però le responsabilità del Ministero dell'Interno a cui spetta, dal 1 gennaio del 2015, la tutela dei 5000 minori scomparsi. Minori che per allontanarsi dall'Italia e raggiungere la loro destinazione finale hanno dovuto nuovamente affidarsi a trafficanti di uomini e organizzazioni criminali. «Esiste - ammette il portavoce di Save The Children Found - un problema reale di minori non accompagnati effettivamente a rischio. Gran parte di quei ragazzini arrivano, in un modo o nell'altro, alla loro destinazione finale, ma in molti casi durante il loro viaggio dall'Italia verso il nord Europa ricadono nelle mani dei trafficanti di uomini, subiscono violenze e diventano oggetto di sfruttamento anche sessuale. E a rendere più difficile una forma di protezione s'aggiunge il fatto che in realtà non tutti sono stati identificati con impronte digitali e foto. Quindi spesso seguirli è assai difficile». In ottemperanza, insomma, a quel buonismo che considera violenza l'identificazione coatta di un minore, la registrazione delle sue impronte digitali o di altri dati biometrici il nostro governo preferisce in alcuni casi ignorarne le generalità e abbandonarli così al loro destino. L'impossibilità di esercitare un'effettiva tutela su questi soggetti è anche figlia della legislazione che impedisce di sottoporre dei minori a qualsiasi forma di vigilanza. Una legislazione che impone quindi di lasciarli liberi d'entrare ed uscire, senza alcun controllo, dai centri di accoglienza in cui vengono collocati dopo l'arrivo in Italia. «In questo modo molti si allontanano dai centri di prima di accoglienza e non raggiungono mai i centri di secondo livello destinati specificatamente all'assistenza ai minori. E a tutto questo contribuisce il blocco in Commissione Bilancio del progetto di legge che permetterebbe il loro ricollocamento protetto sotto il diretto controllo delle autorità», spiega ancora Michele Prospero. A favorire la scomparsa dei 5mila piccoli desaparecidos contribuisce però anche la mancanza di una seria politica di rimpatri nei confronti dei minori. «La differenza tra noi e il resto dell'Europa - ammette il prefetto Mario Morcone responsabile del dipartimento immigrazione del Viminale - è che loro li rimpatriano spedendoli verso il paese d'origine e giustificano quest'azione con la necessità di riunirli alle famiglie. Per noi però questo rappresenta una forzatura».

Quella mancata forzatura diventa però tragedia se questi minori diventano - come fanno notare Europol e molte organizzazioni umanitarie - veri e propri schiavi sessuali. Come nel caso delle giovanissime nigeriane spedite in Italia a bordo dei barconi libici e mandate ad alimentare il fiorente mercato della prostituzione.

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